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Ospedale Israelitico di Roma: arresti per Mastrapasqua e 16 dirigenti

di Emanuele Bianchi22 Ottobre 2015
22 Ottobre 2015

Ospedale Israelitico di Roma: arresti per Mastrapasqua e 16 dirigenti

Si sarebbero organizzati per falsificare le cartelle cliniche e incassare rimborsi gonfiati dal sistema sanitario nazionale, modificando la struttura logistica di spazi interi all’Ospedale Israelitico per ingannare gli ispettori della Asl. Così sono stati arrestati in 17 tra alti funzionari e primari dell’ospedale. Una truffa organizzata nei mini dettagli che sarebbe servita per imbrogliare il sistema delle prestazioni eseguite e rimborsate col sistema degli accrediti regionali. Un sistema di false prestazioni sanitarie che sarebbe costato alle casse della sanità pubblica più di 20 milioni di euro, circa 450 cartelle cliniche ogni anno sarebbero state manipolate.

Gli inquirenti ne sono convinti e per questo hanno disposto misure restrittive per i 17 dirigenti dell’ospedale. Le misure cautelari hanno decapitato i vertici del nosocomio privato: sono finiti ai domiciliari in 14 e per altri tre è stato disposto l’obbligo di firma. Arrestato il direttore generale dell’azienda (ex presidente dell’Inps), Antonio Mastrapasqua, il vicedirettore Tiziana D’Agostini, il direttore sanitario Gianluigi Spinelli, il primario di ortopedia Pietro Aloisi e Mirella Urso, responsabile dell’ufficio controllo e appropriatezza delle cartelle cliniche.

I carabinieri del nucleo provinciale di Roma dei Nas hanno disposto il sequestro di 7,5 milioni euro di beni con le accuse che vanno dalla truffa al falso. Gli inquirenti sono in possesso di numerose intercettazioni in cui gli indagati si sarebbero spesi per predisporre una messa in scena dentro l’ospedale e poi falsificare le cartelle cliniche: «E vabbè tu pensa a smontare un’altra volta il quinto piano, – sarebbero queste alcune delle disposizioni che Antonio Mastrapasqua impartiva per nascondere le attività sanitarie fuori norma – svuotiamo il più possibile, abbiamo già tolto un po’ di gente».

La Regione era costretta a rimborsare 28 prestazioni in accredito invece di 12 come previsto dalle convenzioni. I vertici del nosocomio romano avrebbero anche potuto contare, come risulta dalle indagini, su una dipendente infedele della Asl che avrebbe avvertito con delle soffiate l’amministrazione dell’ospedale dell’imminente arrivo degli ispettori sanitari.

Emanuele Bianchi

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