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Altri sei morti a Gerusalemme. Israele isola alcune zone

di Renato Paone14 Ottobre 2015
14 Ottobre 2015

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Isolare alcune zone di Gerusalemme per fermare gli attacchi che nelle ultime due settimane hanno provocato la morte di diverse persone. Questa la decisione presa dal governo israeliano, che ha inviato truppe in diverse aree della Città Santa per aiutare la polizia a mantenere l’ordine pubblico.
Scende in campo anche John Kerry, il segretario di Stato americano, che ha spiegato: «C’è stato un enorme aumento di colonie negli ultimi anni e oggi abbiamo questa violenza perché sta crescendo la frustrazione». A questo proposito gli Usa si stanno attivando per scendere in campo, con il segretario di Stato pronto a una prossima missione nella regione.
Molti degli attacchi recenti sono stati compiuti nelle aree arabe di Gerusalemme est. Martedì due attentatori sono saliti a bordo di un autobus, uccidendo due persone. Con l’inizio del nuovo ciclo di scontri fra palestinesi e israeliani – c’è chi già parla di terza Intifada –  il governo israeliano ha imposto ulteriori restrizioni per l’ingresso di palestinesi alla Spianata delle moschee di Gerusalemme, luogo sacro per i musulmani sotto il controllo delle autorità israeliane. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, ha invitato Tel Aviv a rivedere l’uso della forza, che ha definito “eccessivo” e “preoccupante”, negli scontri con i palestinesi. Una questione che, secondo il capo delle Nazioni Unite, «esige un serio esame in quanto serve solo ad aggravare la situazione che porta a un circolo vizioso di inutile spargimento di sangue».
Pochi giorni fa, il Guardian ha pubblicato un editoriale di Marwan Barghouti, il leader palestinese della Prima e della Seconda Intifada, in carcere dal 2002 e condannato a cinque ergastoli, in cui ha lanciato un appello alle autorità internazionali affinché intervengano.  «La situazione nei Territori  – scrive Barghouti – sembra sfuggire al controllo della autorità palestinesi e i raid israeliani su Gaza alimentano la tensione». Poi rinacara la dose: «L’escalation di violenza non è cominciata con l’uccisione di due coloni israeliani, ma molto tempo fa e va avanti da anni. Ogni giorno i palestinesi vengono uccisi, feriti, arrestati. Ogni giorno la colonizzazione dei Territori avanza». «Ciascun governo del mondo – prosegue il politico e militare palestinese – conosce questo fatto banale, eppure molti fingono che il ritorno alle ricette fallite del passato possa far raggiungere la libertà e la pace. Ripetere la stessa cosa più e più volte e attendersi risultati diversi è pura follia».
Per Barghouti non si può parlare di Terza Intifada: «Ho trascorso 20 anni della mia vita nelle carceri israeliane e questo tempo mi ha reso certo di una verità inalterabile, cioè che l’ultimo giorno di occupazione sarà il primo giorno di pace. Coloro che cercano quest’ultima devono agire – conclude l’editoriale – e agire adesso, per far finire la Prima».

Renato Paone

 

 

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