Da Tangentopoli a una casa di riposo abusiva. È questa la parabola di Duilio Poggiolini, ex direttore generale del Servizio farmaceutico nazionale del ministero della Sanità, uno dei protagonisti dell’inchiesta Mani Pulite con un patrimonio negli anni Novanta stimato in oltre 300 miliardi di lire. Da alcuni mesi l’ottantaseienne era ospite di un ospizio abusivo ricavato in una villa privata alle porte di Roma, sequestrata dalla polizia. Quando lo hanno prelevato, le forze dell’ordine lo hanno trovato a letto, avvolto in un trench marrone, stanco ed emaciato.
La struttura abusiva, gestita da tre indiani senza alcuna licenza, accoglieva 15 persone che pagavano ogni mese dai 600 ai 1200 euro. Poggiolini era l’ospite più anziano della struttura, ubicata nelle campagne di Casalotti. Il “Re Mida” della Sanità, suo storico soprannome, è ancora indagato a Napoli per omicidio plurimo colposo per le persone che negli anni Ottanta sarebbero state contagiate da Hiv ed epatite C perché riceventi trasfusioni con sangue infetto. Nel febbraio scorso, un mese prima che il Quirinale gli revocasse per indegnità il titolo di Cavaliere, Poggiolini è comparso in tribunale a Firenze al processo Menarini su sedia a rotelle, con due badanti accanto: dopo alcune domande il giudice ha interrotto l’interrogatorio per «l’impossibilità di procedere all’esame del teste a causa della sua certificata incapacità fisica e mentale».
Valerio Dardanelli