Oggi a Roma sembrava un normale lunedì lavorativo post weekend. Invece, per chi questa mattina si è svegliato con il chiaro intento di andare a lavoro, o a scuola, o all’università, non è stato così. Si sa, nella capitale ultimamente non è semplice fare nulla, soprattutto spostarsi con i mezzi pubblici dell’Atac (Azienda per la mobilità di Roma). Tempi di attesa interminabili, scioperi bianchi, autobus e metro che non funzionano: ogni giorno i cittadini vedono messa a dura prova la loro pazienza, che ormai si esaurisce sempre più rapidamente. Erano le otto e trenta di questa mattina quando, insieme a decine di altre persone, come sempre mi sono diretta verso la fermata metro più vicina per raggiungere la redazione del giornale. Una mattina tranquilla, di un tranquillo settembre. Appena scesa giù e poco dopo aver passato i tornelli però, l’annuncio agli altoparlanti di Atac:” Attenzione, si avvisano i signori passeggeri che sulla linea A la tratta Termini-Ottaviano e Ottaviano-Termini è interrotta a causa di un problema tecnico. È attivo il servizio bus-navetta di superficie in entrambe le direzioni”. Attorno a me lo sgomento: passeggeri increduli, arrabbiati, nervosi, già pronti a passare una lunghissima giornata di disagio. C’è chi chiama l’ufficio per avvisare che avrebbe fatto tardi, chi invece inizia a tirar giù parolacce, chi rassegnato scende comunque le scale per sperare di trovare posto sul treno. Faccio parte anche io dell’ultimo gruppo, conto di arrivare a Termini e poi prendere un bus sostitutivo, pur sapendo che ci metterò una vita.
Il treno arriva, dieci minuti di attesa ma saliamo: posti a sedere non ce ne sono, è tutto pieno, siamo schiacciati sulle porte, attenti a non cascare giù ad ogni apertura. Ognuno cerca come può di prendere notizie dal web, capire cosa sia successo. Mezz’ora, e siamo a Termini. Il servizio è ovviamente rallentato, i tempi di attesa sulle banchine da Anagnina alla stessa Termini sono di circa dieci minuti. Nei vagoni fa caldo, siamo tutti nervosi. Appena il treno si ferma scendiamo tutti, ma è subito chiaro che salire in superficie è impossibile: un fiume di gente blocca il passaggio. Non si passa, la calca è troppa e le uscite sono bloccate da chi è davanti a noi. Umanamente, non si sarebbe riusciti a venirne fuori prima di tre ore. Per non contare l’attesa dei bus sostitutivi una volta arrivati a Piazza dei Cinquecento. Scelgo di tornare indietro, sperando che la metro nel senso opposto sia meno intasata. Non è così, il pienone è ovunque e la gente è al limite della rabbia, spingono tutti per arrivare chissà dove visto che non si passa. C’è chi insulta qualche addetto Atac, chi filma, chi fa foto, si cerca di ingannare il tempo come si può. Il treno arriva e salgo su, convinta di poter arrivare a casa ormai senza problemi. Anche questa volta non è così. Atac, che ha assicurato la tratta fino ad Anagnina in realtà non sa che i treni fermano tutti a Colli Albani. Dopo aver atteso circa 25 minuti dentro al vagone con le porte aperte decido di scendere e salire in superficie. Il panorama è sempre lo stesso: lunghe code di persone alle fermate dei bus, ma di questi nemmeno l’ombra.
Siamo a Largo Colli Albani, zona di “scalo” per i mezzi che dovrebbero portare in centro ma anche nella periferia sud est della città. La gente è disperata, furiosa, al limite della pazienza. Fermo due ragazze con la valigia e chiedo loro dove sono dirette e da quanto aspettano:” Dobbiamo arrivare a Lepanto, aspettiamo da mezz’ora. Non sappiamo come fare”, una di loro prende il cellulare e calcola il percorso a piedi. Le guardo, incredula.” Andremo a piedi, non possiamo fare altro. Da qui sono otto chilometri, più o meno”. Si avviano, piano piano. Mi avvicino ad una signora parecchio esasperata e le faccio la stessa domanda:” Ho preso la metro da Giulio Agricola ma a Colli Albani si è fermata e io sono salita in superficie. Spero di riuscire a prendere l’87 per arrivare a Lepanto. Ero sul treno quando ho sentito l’avviso dell’Atac. Siamo allo sbando, Roma è allo sbando. I mezzi non funzionano e se nessuno fa qualcosa esploderemo. Noi stiamo esplodendo non ne possiamo più”. Lascio la signora in attesa del suo bus (che, mi spiega, se tutto va bene ci metterà un’ora per arrivare in zona Prati) e mi avvicino ad un altro gruppo di persone. C’è una signora non vedente, con cane accompagnatore al seguito. “Sono partita da Subaugusta, la metro si è fermata a Colli Albani invece che a Termini. Aspetto da circa un’ora e devo arrivare a Ottaviano. La situazione è difficile, fino a ora non è passato nessun autobus e l’unico che c’è è fermo in manutenzione da mezz’ora. Non so come farò, per me è ancora più difficile”.
Dopo circa un’ora e mezzo di attesa passa il primo autobus, l’87. La corsa per salire però non premia tutti: c’è chi sale, schiacciato dalla chiusura delle porte ma sale, e chi no. La signora e il suo cane non ce l’hanno fatta, hanno deciso di aspettare il prossimo, se mai arriverà.