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Migranti, vertice Ue: passi avanti per superare il patto di Dublino

di Raffaele Sardella24 Settembre 2015
24 Settembre 2015

serbia-croazia

Gli hotspot, i centri d’identificazione europei che non costringono il migrante a chiedere asilo nel paese di approdo, saranno attivi “entro fine novembre.” Lo ha dichiarato il presidente del consiglio Ue Donald Tusk dopo il vertice dei 28 di ieri notte a Bruxelles. Un summit che segna «la fine del principio di Dublino», chiosa il premier Matteo Renzi, che aggiunge: «ora tutti i Paesi hanno la possibilità di dare una mano. Non soltanto sugli hotspot, ma anche sulla redistribuzione.»

Passi avanti anche per aiutare i profughi nei loro paesi di origine. Si è deciso il rafforzamento del ‘trust fund’ per la Siria, 500milioni di euro di cui tre milioni dall’Italia e cinque dalla Germania; l’aumento ad un miliardo di euro degli stanziamenti (“drasticamente ridotti” nel 2015) per le agenzie che si occupano di rifugiati come il World food program e l’Unhcr tornino; il consolidamento del ‘Fondo per l’Africa’ di 1,8 miliardi di euro.

Infine è stato approvato il meccanismo di redistribuzione (le cosiddette “quote” per 120mila migranti), nonostante il voto contrario di Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Romania. Questi ultimi Paesi hanno comunque accettato di buon grado la decisione della maggioranza in un clima, come puntualizza il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, “positivo e migliore delle attese”.

Resta invece alta la tensione tra Serbia e Croazia per i respingimenti alla frontiera.  Questa notte la Serbia ha deciso di bloccare l’acceso nel paese al traffico merci di provenienza croata mentre, al valico di frontiera di Batrovci-Bajakovo, viene negato l’ingresso in Croazia a chiunque abbia un passaporto serbo.

L’escalation tra le due repubbliche ex-Jugoslave è iniziata con la decisione di chiudere i confini ai mezzi pesanti serbi per limitare l’afflusso di migranti. “Non ci piace adottare contromisure, ma siamo stati costretti per difendere il nostro paese”, ha detto il ministro dell’Interno serbo Nebojsa Stefanovic. Il premier croato Zoran Milanovic ha invece definito “ridicole” le misure della controparte.

 

Raffaele Sardella

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