Un furgone con 33 siriani a bordo è stato fermato nella contea di Veszprém, vicino Budapest. Il veicolo, guidato da un italiano, era diretto in Germania, ed è stato intercettato nei pressi del lago di Balaton. L’uomo ha dichiarato di aver raccolto dei profughi infreddoliti e di averli portati con sé, ma per la polizia ungherese l’accusa è di traffico di esseri umani. L’ambasciata italiana nel frattempo sta avviando delle verifiche per capire se il conducente abbia o no ricevuto soldi per far salire i migranti sul mezzo.
Nel Paese l’emergenza non si ferma e coinvolge le stesse forze dell’ordine. Al confine serbo-ungherese c’è il traffico maggiore: i migranti e i rifugiati cercano in tutti i modi di entrare in Ungheria prima del 15 settembre, quando entreranno in vigore norme che prevedono anche il carcere per chi passa illegalmente la frontiera. La polizia sta offrendo dei passaggi verso il confine austriaco alle persone non ancora identificate ma, di contro, Vienna ha sospeso tutti i collegamenti con l’Ungheria, bloccando il traffico nei pressi della frontiera: dalla mezzanotte in Austria erano già entrate oltre 3mila persone.
Nel resto del continente non si fermano i flussi migratori, e i muri continuano ad essere eretti soprattutto nel centro-sud: non solo tra Ungheria, Serbia e Austria ma anche tra Macedonia e Grecia, il cui confine è altrettanto ricco di tensioni. Il governo di Skopje, infatti, sta valutando di costruire una barriera a seguito del passaggio di 17mila migranti già riconosciuti dal governo di Atene e in viaggio verso l’Europa del nord.
Segnali di accoglienza dall’Europa del Nord e dagli USA: la Danimarca ripristina i collegamenti con la Germania e Copenaghen non si dichiara ostile al passaggio dei migranti in Svezia. Washington invece ha annunciato di essere pronta accogliere 10mila profughi siriani nel prossimo anno.
Stelio Fergola