Il funerale di Vittorio Casamonica, le polemiche sulle vacanze ai Caraibi, gli strascichi di Mafia Capitale e della puntata di Porta a Porta dell’altra sera. E soprattutto un nuovo mistero su una foto in tenuta da sub rubata dal suo computer personale. Ignazio Marino è tornato in sella: ieri sera – ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo – ha risposto alle domande della conduttrice e dell’editorialista del Corriere della sera Massimo Franco in particolare sulla sua assenza a Roma mentre si tenevano le esequie show.
«Mi trovavo negli Usa per motivi al di fuori della mia volontà – ha spiegato il sindaco – perché negli ultimi mesi ho ricevuto diverse minacce di morte con lettere scritte a me, a mia moglie e a mia figlia e diverse volte buste con pallottole: io che ho iniziato il mio mandato andando in bicicletta adesso devo muovermi con tre macchine e 6 uomini di scorta». Una giustificazione che non convince i due giornalisti: non era un’emergenza quella in corso nella Capitale? Marino è convinto di no: «Quel che è accaduto – ha aggiunto – è un funerale in cui una famiglia ha voluto manifestare e spettacolizzare la morte di un essere vivente e quel giorno pochi minuti dopo appresa la notizia siamo intervenuti subito con delle dichiarazioni di condanna e come ha detto il prefetto che è una persona perbene c’è stata una disfunzione nella comunicazione con le forze di sicurezza». E in ogni caso il primo cittadino ha voluto chiarire circa l’episodio dell’elicottero che ha sorvolato le celebrazioni: non era compito del Comune controllare i cieli di Roma ma delle agenzie del governo. «Seppur non presente fisicamente – ha raccontato sempre Marino – ero in costante contatto con il mio vice e il mio staff. Quelli che mi criticano si vede che appartengono al secolo scorso, quando non c’era la possibilità di comunicare rapidamente dall’altra parte del mondo grazie alla tecnologia». Resta il fatto che la lontananza del primo cittadino durante i funerali della vergogna si è fatta sentire ed è stata amplificata dalla dichiarazione del prefetto Franco Gabrielli che ha dichiarato di essere in contatto con il sindaco «tra un’immersione e l’altra». Immancabile quindi il riferimento alla foto, divulgata dai giornali, che rappresenta il chirurgo sott’acqua con tanto di muta da sub e maschera. Anche in questo caso la risposta è pronta: «E’ un falso – ha accusato – stata scattata da un istruttore dall’altra parte dell’emisfero e risale al 2010, non ho nemmeno la barba e non poteva ricrescere in così poco tempo». Il modo però con cui i giornali si siano procurati un’immagine che Marino usava come screen saver del computer personale resta un giallo. Un episodio che comunque, secondo il sindaco, è da ascrivere alla campagna diffamatoria che è in atto contro di lui.
Qualche battuta il primo cittadino ha voluto riservare anche alla puntata di Porta a Porta con ospiti due membri della famiglia Casamonica: «sono indignato perché quella famiglia voleva un palcoscenico per usare un morto per mandare messaggi ai vivi. Pensate a chi dai Casamonica ha subito violenze o estorsioni, che hanno visto la tv di Stato dare uno status di importanza a una famiglia che infligge violenza, dolore e in alcuni casi morte. È stato un errore e allora mi chiedo perché, se questo è servizio pubblico, devo pagare il canone?».
Nel finale dell’intervista, qualche precisazione e anche una promessa: «I rapporti con Renzi e con il governo sono ottimi. Non mi dimetto perché voglio cambiare Roma. Saremo puntuali nelle opere per il Giubileo, invitatemi nuovamente tra tre mesi per verificarlo insieme».
Roberto Rotunno