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Il furore di Medea strega il Colosseo

di Samantha De Martin14 Luglio 2015
14 Luglio 2015

medea

Medea torna nella patria del suo autore, in una Roma pronta ad accoglierla tra le rovine del monumento forse più rappresentativo, quel Colosseo che Seneca non conobbe mai e che fino a domani risuonerà del dramma di una delle donne più famose, intense, infelici della letteratura classica. Dopo 15 anni di assenza dall’arena dell’Anfiteatro Flavio, il teatro classico si riappropria, per tre giorni, della scena, attraverso la potenza del mito tragico, con la Medea di Seneca, per la regia di Paolo Magelli e con una magistrale interpretazione di Valentina Banci nel ruolo della protagonista. Il progetto, promosso dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, dal Museo Nazionale Romano e dall’Area archeologica di Roma, in collaborazione con Rai5 – che ha filmato prove e spettacolo per mandare in prima serata uno speciale il 25 luglio), è stato organizzato da Electa con la produzione artistica della Fondazione Inda (Istituto Nazionale del dramma antico). Uno spettacolo fortemente voluto dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini e che, dopo il successo ottenuto al Teatro Antico di Siracusa, arriva nella capitale per gli oltre 1.350 spettatori che nelle tre serate, tra posti a sedere intorno all’arena, e in piedi al secondo ordine, faranno registrare il tutto esaurito.

È il furore, la follia cruenta e spietata di un’eroina tradita a dominare la scena adattata da Paolo Magelli alla porzione ricostruita dell’arena, attraverso un sapiente gioco di luci che accompagnano l’incalzare del furor che culmina, irruento, nell’uccisione dei due bambini davanti agli occhi degli spettatori. Una rivoluzionaria innovazione rispetto all’omonimo dramma euripideo, maggiormente incentrato sull’introspezione psicologica del personaggio.

La scena di Ezio Toffolutti è occupata da sabbia, pozze d’acqua circondate da cumuli di sale, giocattoli, valige da eterna esule e un baule che racchiude simboli e presagi sulla vicenda. Valentina Banci esordisce in un abbigliamento discutibile caratterizzato da trench, maglione e pantaloni, urlando il dolore per il prossimo matrimonio di Giasone (Filippo Dini) con Creusa la figlia di Creonte (Daniele Griggio), re di Corinto, e per la sua condanna all’esilio, che la priverà per sempre dai suoi amati figli. Il coro, in abiti “borghesi” (nei costumi ci sono varie epoche, principalmente anni ’20 e ’30), sin dall’inizio è ostile verso la ‘barbara’, per diventare un’eco di voci nella testa di Medea fino a ricoprire di cenere il capo e il corpo della protagonista che esce di scena nel buio del palcoscenico. Nell’ottimo cast anche un’intensa Francesca Benedetti (la nutrice), i piccoli Leonardo Maria Santoro e Gabriele Briante (i figli di Medea), Diego Florio (messaggero), Sergio Mancinelli (argonauta).

Entusiasta Dario Franceschini, presente, tra il pubblico alla prima di ieri, insieme con l’assessore alla cultura di Roma Giovanna Marinelli, il presidente del consiglio superiore dei beni culturali Giuliano Volpe, il soprintendente Francesco Prosperetti, Piero Angela, gli attori Lucrezia Lante della Rovere e Paolo Graziosi. «Questo straordinario monumento – ha detto il ministro – potrà ospitare rappresentazioni teatrali e concerti di elevata qualità culturale, recuperando l’antica vocazione allo spettacolo e permettendo al pubblico di goderne appieno la bellezza. La Medea di questa sera lo può dimostrare».

Questa sera e domani si replica. Ancora una volta al tramonto, nell’arena che la storia avvolse di sangue e vendetta, nel cuore di Roma.

Samantha De Martin

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