Papa Francesco nel suo lungo viaggio in America Latina è atterrato in Bolivia. Dopo esser stato nel Santuario della Vergine del Quinche in Ecuador, dove ha incontrato sacerdoti, religiose e suore, il Papa è giunto alla seconda tappa del suo viaggio. Al suo arrivo all’aeroporto di El Alto è stato accolto dal presidente Morales che ha donato al Pontefice, un Crocifisso su falce e marcello e una casula. Papa Francesco, ha risposto con una riproduzione dell’icona “Salus Populi Romani” e copie in spagnolo dell’Enciclica “Laudato sì” e dell’Esortazione Apostolica “Evangelii gaudium”.
Il Papa poi, ha riconosciuto al primo Presidente di origine indigena uno sforzo sincero ed efficace a favore dei poveri e dei deboli. Ha chiesto però pubblicamente “di continuare per una crescita maggiore della persona umana con diritti fondamentali e inalienabili”
Molto toccante la sosta che papa Bergoglio ha fatto lungo la strada nel luogo in cui il 21 marzo 1980 fu ritrovato il cadavere del gesuita Luis Espinal, cineasta e difensore dei minatori, rapito il giorno prima dai paramilitari del sanguinoso dittatore Luis Garcia Meza. “Padre Espinal, ha detto il Papa prima di recitare un “Padre Nostro” è morto per il Vangelo e per la libertà della Bolivia, anche se quelli che lo hanno ucciso non lo hanno creduto”.
Domani Bergoglio farà visita ai detenuti di una delle prigioni con le condizioni di vita più dure dell’America latina: il carcere di Palmasola.
Carlotta Dessì