I militanti jihadisti tornano a minacciare Roma e questa volta lo fanno a colpi di e-book, proprio mentre il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama rassicura che lo Stato islamico può essere sconfitto e mentre in Kenya si consuma l’ennesimo bagno di sangue per mano dei miliziani al Shabaab.
A diffondere la notizia di una nuova iniziativa di propaganda degli integralisti islamici — un presunto e-book intitolato “Muslim gangs” — era stato il Site, il sito Usa di monitoraggio dei jihadisti sul web. Si tratterebbe del primo numero di una serie, “Musulmani in Occidente”, il cui sottotitolo recita “come sopravvivere in Occidente”: una sollecitazione ai combattenti islamici in occidente a formare bande per far avanzare la jihad col «fine ultimo di conquistare Roma».
Dal canto suo, il presidente Obama, secondo quanto riportato dal sito della Cnn — al termine di una riunione del suo “Consiglio di guerra” al Pentagono — ha spiegato che quella contro l’Isis sarà una campagna “a lungo termine”. «Per frenare l’ascesa della jihad — ha ribadito Obama — serve lo sforzo di governi stabili e delle forze di sicurezza regionali. Le comunità musulmane devono respingere le interpretazioni distorte dell’Islam, proteggendo i loro figli e le loro figlie dal reclutamento».
Eppure l’efferatezza della jihad non sembra concedere tregua. Almeno 14 persone sono state uccise, questa mattina, in seguito a un attacco di miliziani al Shabaab nel villaggio di Soko Mbuzi in Kenya, vicino al confine somalo. Solo due giorni fa l’Isis aveva pubblicato un filmato con esecuzioni di massa che ritraevano venticinque soldati siriani uccisi con un colpo di pistola alla nuca da altrettanti ragazzini, di età compresa presumibilmente tra i 13 e i 17 anni, tra rovine dell’anfiteatro di Palmira.
Un drappo macabro, quello dei miliziani jihadisti, che distende la propria minacciosa ombra anche sui giornalisti “miscredenti”. Maria Giulia Sergio, per lo Stato islamico Fatima Az Zahra, l’italiana partita per la Siria nel settembre scorso, si era scatenata ieri contro il quotidiano romano Il Tempo che l’11 gennaio aveva pubblicato la sua storia. Ed ai media stranieri si è rivolto il ministero degli Esteri egiziano — che proprio oggi ha approvato una nuova legge antiterrorismo — fornendo un decalogo sui termini da adottare nel descrivere i gruppi terroristi. Bandite le parole “islamisti”, “gruppi islamici”, “jihadisti”, “Isis”, “Stato Islamico” e “fondamentalisti”, da sostituire con “terroristi”, “estremisti”, “selvaggi”, “assassini”, “radicali”, “fanatici”. Una dura stretta sul lessico che suona, per molti, come una sorta di vendetta dopo l’attacco multiplo dei gruppi armati nel Sinai che ha fatto, una settimana fa, oltre cento morti. Dopo la strage il capo dello Stato egiziano, Abdel Fattah Al Sisi aveva preannunciato una legislazione più severa contro il terrorismo. La proposta del governo prevede anche una pena minima di due anni di carcere per la pubblicazione di «false informazioni sugli attacchi terroristici che contraddicono le dichiarazioni ufficiali».
Proseguono intanto le operazioni contro le cellule terroriste. Proprio ieri un ragazzo marocchino di 25 anni, Jalal El Hanaoui, residente a Ponsacco, in provincia di Pisa, è stato arrestato con l’accusa di propaganda e istigazione alla jihad effettuate attraverso alcuni profili Facebook da lui amministrati. «Solo la legge di dio deve essere seguita, mentre le leggi degli uomini devono essere distrutte» si legge in uno dei suoi post.
Samantha De Martin