Uno scherzo del vento ha accolto ieri papa Francesco poco dopo il suo arrivo a Quito, prima tappa del tour che vedrà Bergoglio protagonista, per otto giorni, di una impegnativa maratona in America latina, la più lunga del suo pontificato.
«Da qui voglio abbracciare l’intero Ecuador, dalla cima del Chimborazo, fino alla costa del Pacifico, dalla selva amazzonica fino alle isole Galapagos» ha detto Bergoglio appena atterrato all’aeroporto di Quito, mentre una forte raffica di vento gli strappava via lo zuccotto.
Papa Francesco ha assicurato il suo impegno e quello della Chiesa per «affrontare le sfide attuali, apprezzando le differenze, promuovendo il dialogo e la partecipazione senza esclusioni, affinché i passi avanti in progresso e sviluppo che si stanno ottenendo garantiscano un futuro migliore per tutti».
Dopo 13 ore di volo sull’Oceano Atlantico il Papa “venuto dall’altra parte del mondo” ritorna nel suo Continente (il Brasile era stata la sua prima tappa all’estero nel 2013) e si prepara a vivere otto giorni intensi: 22 discorsi (tutti in spagnolo) davanti ai fedeli di Ecuador, Bolivia, Paraguay, periferie geografiche, ma non spirituali, con l’intento di parlare di giustizia sociale e approfondire i temi dell’enciclica Laudato sì, verificando come la sua Chiesa pratichi quella ecologia integrale sognata nella sua profonda lezione “ecologica”. Il primo Papa latinoamericano della storia della Chiesa ha scelto, non a caso, di parlare ai tre Paesi di lingua spagnola, tra i più piccoli, più poveri e meno considerati dalle agende della grande politica, realtà diverse per natura, culture, lingue e approccio alla democrazia dopo le dittature del Novecento.
Dalle Ande all’Amazzonia, dai 40 metri della calda Guayaquil ai 4000 metri di El alto, l’aeroporto internazionale più alto al mondo, cambiando ben tre fusi orari: non sarà un viaggio semplice quello di Bergoglio, nemmeno dal punto di vista logistico. «Per capire questa visita – ha spiegato il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, che accompagna Francesco nel viaggio – dobbiamo usare le stesse parole del Papa e di Giovanni Paolo II che definiva l’America latina il Continente della speranza. Perché da essa si attendono nuovi modelli di sviluppo che coniughino tradizione cristiana e progresso civile, sviluppo scientifico e tecnologia con saggezza umana».
Oggi il Papa terrà una messa nel santuario della Divina Provvidenza di Guayaquil e incontrerà il presidente della Repubblica Rafael Correa al quale si era anche rivolto ieri, al suo arrivo a Quito. «Oggi anche noi possiamo trovare nel Vangelo le chiavi che ci permettono di affrontare le sfide attuali» aveva detto Bergoglio insistendo sull’attenzione «ai nostri fratelli più fragili e alle minoranze più vulnerabili». Domani sarà nel parco del Bicentenario a Quito, prima di partire alla volta di La Paz.
La presenza del Papa «porterà un forte messaggio di fiducia per il futuro» dell’aerea latino-americana aveva dichiarato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato a Papa Francesco, in risposta al saluto comunicato da Bergoglio poco prima della sua partenza da Roma. «Sono certo – si legge in un comunicato del Quirinale – che la sua presenza porterà un forte messaggio di fiducia per il futuro della Regione, cui l’Italia e l’Europa guardano con viva attenzione, ma anche un atteso incoraggiamento per quanti, in quei Paesi, vivono ancora in condizioni di povertà, degrado sociale e incertezza coltivando la speranza di un domani migliore».
Samantha De Martin