Minacce ai giornalisti che hanno osato raccontare la sua storia, la sua scelta di partire per la Siria, di abbracciare la jihad armata dell’Isis. Stiamo parlando di Maria Giulia Sergio, o meglio Fatima Az Zahara, come si fa chiamare adesso nello Stato Islamico, e di alcune telefonate della giovane intercettate dalla Digos di Milano. È da lei che è partita l’indagine ‘Martese’ che ha portato all’arresto di circa dieci persone, tutte collegate con la ventottenne originaria di Torre del Greco.
“Che Allah colpisca i giornalisti miscredenti, li distrugga in questa vita e nell’altra” è stata questa la reazione di Maria Giulia alla notizia che la sua storia era finita tra le mani dei cronisti. Il tutto contenuto nelle chiamate via Skype che ‘Fatima’ faceva alla mamma. Maria Giulia Sergio si è convertita all’Islam nel 2009, dopo il matrimonio con un giovane marocchino. Nel 2012, dopo essersi trasferita in provincia di Milano con tutta la famiglia e dopo essersi risposata con un albanese, anch’egli mussulmano, ha radicalizzato alquanto la sua posizione e nel 2014, insieme al marito Aldo, si è recata in Siria per unirsi allo Stato islamico.
Purtroppo per lei però proprio le sue telefonate intercettate hanno portato all’arresto dell’intera famiglia: padre, madre e sorella, tutti in procinto di seguirla in Siria e tutti accusati a vario titolo di associazione con finalità di terrorismo e di organizzazione del viaggio per finalità di terrorismo. “Per il viaggio comprate delle valigie grandi, con le ruote” raccontava Maria Giulia alla mamma, secondo quanto riportato dalla versione odierna de ‘Il Tempo’, aggiungendo “avrete una casa con il giardino e l’orto, potrete coltivare, anche tutta la Siria se vorrete”. E alla domanda della madre se avrebbero avuto la possibilità di vivere con lei Maria Giulia diceva: “Nooo, io devo vivere con Said (Aldo) ma posso stare con voi tutte le volte che voglio”.
Intanto si intensificano i controlli dei siti internet della cosiddetta ‘jihad individuale’, ovvero ‘l’esecuzione autonoma di attentati da parte di gruppi ispirati all’ideologia di Al Quaeda, privi di qualunque tipo di collegamento operativo con membri dell’organizzazione’. L’ultimo bloccato è www.i7ur.com, dove ‘i7ur’ è l’acronimo di ‘Gli amanti delle vergini’ e sul quale si potevano trovare tutte le indicazioni per ‘costruire bombe artigianali nella cucina di mamma’, ad esempio. Ma è solo l’ultimo caso nel sottobosco infinito di internet e del quale lo Stato islamico si sta servendo per arruolare nuovi adepti.
Mario Di Ciommo