«Il rapporto c’è stato ma era consenziente e lei mi ha mentito, perché mi aveva detto di avere 18 anni». È stato interrogato per ore a Rebibbia, ma la sua difesa non ha ceduto neppure un attimo. Duro e inflessibile, Giuseppe Franco, 31enne calabrese sottufficiale della Marina, ha continuato a negare di aver stuprato una 15enne la notte tra il 29 e il 30 giugno nei pressi di piazzale Clodio, nel quartiere Prati della Capitale. Ma ci sono troppi elementi della sua versione che non convincono, per questo stamani il gip Giacomo Ebner ha deciso di convalidare l’arresto del militare, accogliendo la richiesta del pm Eugenio Albamonte.
Giuseppe Franco deve rispondere di violenza sessuale aggravata e sostituzione di persona. Alla sua vittima, vista bere birra in compagnia di due sue amiche, l’uomo si sarebbe infatti presentato come poliziotto, mostrandole il tesserino da militare per convincerla a seguirlo in commissariato con la scusa di volerla multare. Condotta in via Teulada, la ragazza si sarebbe tranquillizzata alla vista di una caserma, ma proprio allora il militare l’avrebbe strattonata e spinta a forza in un parco vicino per poi violentarla. Ma per Franco «lei ci stava». «Per convincerla ad appartarci le ho detto di essere un bravo ragazzo e di essere un marinaio – ha ribadito – Non le ho mai detto di essere un poliziotto. Lei mi ha detto di avere 18 anni e poi mi ha seguito».
Ma a confermare l’abuso non c’è soltanto il referto del medico che ha visitato la ragazza, ma anche il racconto drammatico della 15enne e delle sue amiche, troppo dettagliato per non convincere gli inquirenti. Ad aggravare la posizione del militare ci sarebbe persino una minaccia di morte: «Adesso torniamo dalle tue amiche e se racconti a qualcuno cosa è successo uccido prima te e poi loro», avrebbe detto Franco alla ragazzina.
Le indagini proseguono, ma il militare resta in carcere. «Per la Marina – ha detto un primo maresciallo – è una cosa tremenda che getta un’ombra nella forza armata ai danni di quanti lavorano bene ogni giorno». «Chi ha sbagliato deve pagare – ha aggiunto un altro marinaio – la giustizia deve fare il suo corso sia sul fronte ordinario che su quello militare». «Non vorremmo un altro Parolisi – ha ammesso preoccupato un sottotenente – dove il singolo infanga la divisa portata con dignità da molti altri».
Alessandra Aurilia