Altre dodici persone sono state arrestate stamane nell’ambito dell’inchiesta per la strage di Sousse (nella foto). Lo ha comunicato Lazhar Akremi, uno dei leader del partito Nida Tounes del presidente Essebsi, senza specificare dove siano avvenuti gli arresti. Secondo fonti non confermate farebbero parte di una cellula terroristica smantellata legata all’Isis. In base a quanto riportato dalla stampa locale, tre persone sono state fermate e sono sotto interrogatorio a Tunisi, mentre altri tre sospettati sono ancora ricercati. L’intervento delle forze di sicurezza tunisine è avvenuto a Sfax, seconda città dello stato, sulla costa orientale.
Intanto il ministro dell’Interno tunisino, Najem Gharsalli, ha visitato a sorpresa Hammamet per verificare il livello di sicurezza nelle località turistiche e avrebbe commentato perplesso la mancanza di agenti, nonostante i rinforzi inviati dal governo. Secondo il quotidiano Tunisie Numerique, il responsabile della sicurezza locale si sarebbe giustificato dicendo di non aver avuto il tempo necessario per schierare le forze armate sul territorio.
Dopo la strage costata la vita a 38 persone, intanto, sono scattati i primi provvedimenti per la responsabilità dei capi distretto della sicurezza. Nella tarda serata di ieri è stata ufficializzata la rimozione dei capi responsabili di Sousse, Monastir e Kairouan. Un provvedimento atteso dopo le forti critiche da più parti al sistema di sicurezza, mostratosi tutt’altro che solido. A capo del distretto di Sousse è stato nominato Lofti Achour, che fini a ieri deteneva lo stesso incarico a Kef. Moez Laaouini, a capo del commissariato del Bardo e di Bab Akhar è stato scelto come responsabile del distretto di Monastir. Un altro agente delle forze dell’ordine, Salem El Hmadi, che dirigeva il commissario di Mahdia, è stato designato per il delicatissimo ruolo di capo distretto della sicurezza di Kairouan, una delle città guida dell’estremismo salafita.
Terroristi nel nostro Paese. Intanto in Italia sono stati resi noti i nomi delle persone coinvolte nella retata avvenuta all’alba di ieri. Si tratta di dieci individui appartenenti a due gruppi familiari e ritenuti pronti a partire per arruolarsi in Siria: quattro gli italiani, cinque di nazionalità albanese e uno di nazionalità canadese. Gli italiani finiti in manette sono i genitori e la sorella di Maria Giulia Sergio, la jihadista di Torre del Greco partita per la Siria nel 2014 e una 30enne bolognese. A tutti e 10 sono contestate a vario titolo le accuse di associazione con finalità di terrorismo e di organizzazione del viaggio per finalità di terrorismo.
Domenico Cappelleri