Francesco è stato il primo papa nella storia ad attraversare la soglia di un tempio valdese. Un momento storico quello avvenuto a Torino, come storico è l’auspicio di Bergoglio, che ha sottolineato l’importanza di appianare «le differenze che coesistono tra le due confessioni su importanti questioni antropologiche ed etiche», in modo tale da non impedire la collaborazione «in questi e altri campi».
«Quella odierna – ha detto il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese – è l’occasione per ribadire quanto ci unisce come cristiani, discepoli di Gesù Cristo, ma anche per dire quanto ancora ci divide: non avremo timore di richiamare gli aspetti teologici che ancora segnano le nostre distanze e sulle quali desideriamo fare maggiori progressi». Relazione, quella tra le due confessioni, segnata da eventi che poco hanno avuto a che fare con lo spirito di fratellanza testimoniato qualche giorno fa, nel corso della visita a Torino, dallo stesso papa Francesco, da Bernardini, da Paolo Ribet, pastore titolare della chiesa di Torino e da Sergio Velluto, presidente del Concistoro. Spirito di fratellanza suggellato dalle parole del pontefice: «Da parte della Chiesa Cattolica vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!».
La storia tra i valdesi e i cattolici, infatti, è segnata da un profondo conflitto. Perseguitati, uccisi e accusati di eresia dalla Chiesa di Roma, soprattutto negli anni delle crociate e della Controriforma, i valdesi sono stati costretti a un temporaneo esilio. Dal XVI alla metà del XIX secolo, la loro predicazione era consentita solo in una zona ben delimitata, le «Valli valdesi» del Piemonte, che per secoli costituirono un vero e proprio ghetto.
Il nome della comunità prende origine dalla vicenda di Valdo, un laico vissuto nel XII secolo (e non un ricco mercante di Lione, come scritto in alcuni testi di storia) che fece la scelta di leggere direttamente la Bibbia. Fece tradurre ampi brani del Vangelo e coinvolse molte persone che seguirono il suo esempio, atteggiamento che però non incontrò i favori delle gerarchie ecclesiastiche, che non potevano tollerare di essere escluse dalla mediazione per la lettura delle Sacre Scritture. Così, nel 1184, con la bolla Ad abolendam, papa Lucio III scomunicò una serie di movimenti ritenuti ereticali, tra cui quello dei valdesi, che portò a una stagione di processi inquisitori, che culminarono nel 1233. Dai processi si passò alla repressione armata: è del 1487 l’ultima crociata medievale italiana, proprio contro i seguaci di Valdo; azioni che continuarono, anche se sporadicamente, fino alla metà del XVI secolo. Solo con l’Unità d’Italia la Chiesa valdese comincerà a conoscere un periodo di pace, divenendo la prima confessione religiosa non cattolica a ottenere i diritti civili per i suoi membri.
Oggi, invece, come ricordato da Bergoglio, «le relazioni tra cattolici e valdesi sono sempre più fondate sul mutuo rispetto e sulla carità fraterna», grazie alle numerose occasioni che hanno contribuito a rendere più saldi i rapporti. Importanti, a tal proposito, sono state le intese pastorali per la celebrazione del matrimonio e la redazione di un appello congiunto contro la violenza sulle donne. Nelle intenzioni di Francesco, un ambito in cui cattolici e valdesi possono «lavorare sempre di più uniti è quello del servizio all’umanità che soffre, ai poveri, agli ammalati, ai migranti».
Renato Paone