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La lunga visita di Papa Francesco a Torino

di Giulia Lucchini22 Giugno 2015
22 Giugno 2015

torino

“Fa piangere vedere in questi giorni lo spettacolo di esseri umani trattati come merce”. Così Papa Bergoglio  in piazzetta Reale nel primo appuntamento della sua lunga domenica torinese. Una visita, nella città della Fiat, durata due giorni (caso raro per i suoi viaggi in Italia) che il Papa, figlio di immigrati piemontesi, aveva promesso da tempo. Un ritorno alle origini, nel Piemonte del padre e dei suoi nonni. Ma anche un viaggio in occasione dell’ostensione della Sindone e del bicentenario di don Bosco.

“L’immigrazione aumenta la competizione, ma i migranti non vanno colpevolizzati perché essi sono vittime dell’inequità, di questa economia che scarta e delle guerre”, ha proseguito il Papa che viene da una storia familiare così vicina quella degli immigrati di oggi: nel 1928 i nonni e il papà di Jorge Mario lasciarono l’Italia per andare a cercare fortuna a Buenos Aires.  Nel polo industriale che patisce la crisi, si rivolge ai rappresentanti del mondo del lavoro e dell’imprenditoria: “Serve coraggio. Non bisogna aspettare la ripresa. Bisogna osare”.  No all’idolatria del denaro che arricchisce pochi e impoverisce molti, no agli esseri umani trattati come merci, no all’economia dello scarto che chiede ai poveri di rassegnarsi all’esclusione. Un discorso accolto da applausi convinti e fermato da qualche fischio solo quando Sergio Marchionne, seduto in prima fila con esponenti della famiglia Agnelli e dirigenti Fiat, si è avvicinato a Bergoglio per una stretta di mano. In piazza c’erano anche il sindaco Piero Fassino e il presidente della Regione Sergio Chiamparino.

Dopo l’incontro con il mondo del lavoro, Francesco ha venerato la Sindone, il telo di lino conservato nel Duomo di Torino, e ha poi toccato la teca che la conserva facendosi il segno della croce. Un telo che poco dopo, all’Angelus, ha definito: “icona dell’amore” di Cristo. Sotto il sole, in Piazza Vittorio, c’erano oltre sessantamila persone pronte ad assistere alla messa. Il Papa ha poi salutato i bambini e i fedeli, ha recitato i versi di “Razza nostrana”, la poesia di Nino Costa insegnatogli in dialetto dalla nonna, e si è commosso.

Poi la visita al Cottolengo, in forma privata. Nella piccola casa della Divina Provvidenza dove ha incontrato anziani, malati e disabili. Nel pomeriggio, durante l’udienza papale in Piazza Vittorio, si è poi rivolto ai giovani: “Siate casti. L’amore è casto, la castità è la prova di un amore genuino” e poi ancora: “Andate contro corrente”, ricordando l’esortazione di Wojtyla: “Non abbiate paura” e citando  infine il beato torinese Piergiorgio Frassati, che per mettersi al servizio dei poveri si ammalò e morì a 23 anni  : “Dovete vivere, non vivacchiare”.

Giulia Lucchini

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