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Dopo Venezia il Pd perde anche la Sicilia, rimonta del M5S

di Samantha De Martin16 Giugno 2015
16 Giugno 2015

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Dopo lo strappo di Venezia, la “Caporetto” del Partito democratico sul terreno scivoloso dei ballottaggi delle amministrative di domenica scorsa è proseguita, ieri, con la defezione della Sicilia che ha assistito a una schiacciante sconfitta della sinistra a vantaggio del Movimento 5 Stelle che, con rinnovata vitalità, si è aggiudicato Gela, città del governatore Rosario Crocetta, e Augusta. Un altro bruciante colpo alle roccheforti rosse dopo la batosta inferta da Venezia al candidato Felice Casson, ex magistrato ed esponente della minoranza interna al Pd, che si somma alla disfatta riportata ad Arezzo, città del ministro Maria Elena Boschi, ceduta ad Alessandro Ghinelli, eletto primo cittadino incassando un 50,8%, con il sostegno di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia. Il risultato del capoluogo veneto che ha determinato la sconfitta del Pd consegnando la città al centrodestra, dopo oltre venti anni di governo in mano alla sinistra, segue la stagione dello scandalo Mose che aveva visto, tra gli arrestati, anche il primo cittadino Giorgio Orsoni, consegnando la città a un commissario.

«Abbiamo alle spalle mesi di polemiche e divisioni e se dai la sensazione di due Pd poi la

gente non ti premia”» è stato il commento di Pier Paolo Baretta (Pd), sottosegretario all’ Economia, veneziano, che ha parlato di sconfitta «netta e dolorosa» del suo partito nel capoluogo veneto.

A Gela, Domenico Messinese ha superato con il 64,5% delle preferenze il candidato del Pd alla carica di primo cittadino, Angelo Fasulo, che si è fermato al 35,5%; mentre, ad Augusta, la grillina Maria Concetta Di Pietro si è imposta sul candidato Domenico Paci (liste civiche) con il 78%.

A Enna – baluardo del “barone rosso”, Vladimiro Crisafulli, fuoriuscito dal partito del premier Renzi – l’ex Pd Maurizio Dipietro, sostenuto da liste civiche del centrodestra, è inciampato in un 48%, scalzato dal 52% dell’avversario. Crisafulli aveva vinto le primarie dopo aver imposto la sua candidatura contro il volere della segreteria nazionale che, informalmente, lo aveva invitato a fare un passo indietro. Come mediazione, l’ex senatore si è poi candidato senza il simbolo del Pd ma con quello di “Enna democratica”.

Intanto su Twitter Beppe Grillo esulta per il “filotto a 5stelle, con una foto che ritrae i cinque candidati del Movimento (oltre che in Sicilia i grillini si sono imposti anche a Porto Torres, Quarto e Venaria) che hanno vinto i ballottaggi alle comunali.

«Abbiamo perso dove ci siamo fermati a mediare. Adesso Renzi deve tornare a fare Renzi» è il bilancio del premier dopo quello che lui stesso ha definito «un insuccesso», sostenendo con forza la convinzione che «non ci sono alternative» al suo governo. A meno che qualcuno «non preferisca andare a votare», anche se questa, ribadisce il premier, «sarebbe una scelta da irresponsabili».

All’indomani dei ballottaggi che hanno riguardato 65 comuni, di cui 11 capoluoghi, oltre alla disfatta del Pd, restano i dati che palesano la disaffezione dalle urne dell’elettorato (da domenica pomeriggio l’affluenza è stata del 49,9%, 16 punti in meno rispetto al primo turno).

Intanto nell’altra ala del Pd si parla di «rottura del centrosinistra», con l’ ex deputato, Pippo Civati, che sul suo blog denuncia un elettorato «spaesato non solo dove la laguna è diventata palude».

Samantha De Martin

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