Buone notizie dall’Istat per il governo: ad aprile gli occupati sono aumentati di 159.000 unità rispetto a marzo, un numero che per Matteo Renzi dà nuovo impulso alle prossime riforme ed è strettamente collegato all’avvio del contratto a tutele crescenti. «Abbiamo 159.000 occupati in più in aprile – ha twittato –, nel primo mese pieno di Jobs act. Avanti tutta su riforme: ancora più decisi. #lavoltabuona». E oggi, Renzi batte sul ferro delle nuove assunzioni annunciate da Alitalia, parlando con i dipendenti: «Allacciatevi le cinture, perché stiamo decollando davvero, piaccia o non piaccia a chi passa il tempo a lamentarsi». «Stiamo rimettendo il Paese a correre come deve correre», ha detto il premier.
Per l’Istituto nazionale di statistica, il dato è positivo anche per la disoccupazione complessiva, scesa al 12,4% (-0,2 punti su marzo) e, soprattutto, per quella giovanile, che scende di 1,6 punti al 40,9%. Segnali positivi anche se si allarga la sguardo al primo trimestre del 2015, che rispetto ai primi tre mesi di un anno fa registra un aumento di occupazione di 133.000 unità. A livello trimestrale il dato sulla disoccupazione nazionale scende così di 0,6 punti percentuali e si attesta sul 13%, mentre prosegue la riduzione del numero di inattivi. Una ripresa trainata anche dal Sud, per lungo tempo in segno negativo e oggi, invece, con un aumento tendenziale degli occupati dello 0,8%, superiore alla crescita media, che si ferma allo 0,6%.
Felice del risultato anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti: «Tutti i segnali che abbiamo sono in senso positivo, si è ridotta la cassa integrazione autorizzata, è in corso la stabilizzazione dei contratti e gli avviamenti sono sempre più a tempo indeterminato». Ma il trend virtuoso «deve essere stabilizzato nel tempo» sottolinea prudente. Si allinea alla posizione del ministro del Lavoro anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi che apprezza l’andamento positivo ma che sottolinea come i dati vadano «confermati in periodi più lunghi».
Attendista – seppur per altre ragioni – il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo, che preferisce fare «una valutazione sul semestre», perché «bisogna vedere i dati strutturali». Il numero uno della Cisl, Annamaria Furlan (l’unica a non aver osteggiato apertamente il Jobs Act) parla invece di segnali incoraggianti, tornando a chiedere però un «patto sociale tra tutti i soggetti responsabili per favorire la crescita e gli investimenti e creare le condizioni per nuovi posti di lavoro». L’Italia resta comunque molto lontana dai livelli di occupazione europei grazie anche all’alta percentuale di inattivi tra i 15 e i 64 anni. Nell’area euro la disoccupazione ad aprile è scesa all’11,1% dall’11,2% di marzo (11,7% ad aprile 2014) mentre nell’Ue a 28 il calo tendenziale è stato dal 10,3% al 9,7%.
Promosso il Jobs act di Renzi anche dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: la riforma del lavoro del governo italiano ha «il potenziale per migliorare drasticamente il mercato del lavoro». «Dopo una lunga recessione – afferma l’Ocse – l’economia italiana ha cominciato la sua graduale ripresa». Il ritorno alla crescita in Italia (+0,6% il pil stimato nel 2015), spiega l’Organizzazione, «porterà a un calo del tasso di disoccupazione, che rimarrà però ancora elevato». Per l’Ocse il tasso dovrebbe restare stabile al 12,7% nel 2015, per poi scendere al 12,1% nel 2016.