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Anna Maria Corazza, un’italiana nella blacklist della Russia

di Anna Bigano03 Giugno 2015
03 Giugno 2015

anna-maria-corazzaL’unica italiana presente nella lista nera di Vladimir Putin – l’elenco di 89 personalità europee a cui è vietato l’ingresso nella Federazione Russa – è una signora bionda dai tratti scandinavi. E scandinava lo è anche di fatto, visto che Anna Maria Corazza, 52 anni, nata a Roma da padre parmense e madre bolognese, è la moglie dell’ex premier svedese Carl Bildt.
Europarlamentare dal 2009 (in Svezia è stata la seconda fra gli eletti), siede nel gruppo del Partito popolare europeo. Sempre più spesso, negli ultimi mesi, è intervenuta sulla questione ucraina, denunciando a più riprese l’aggressiva politica russa e finendo nella lista degli sgraditi a Putin: “Sono più incoraggiata che intimidita” – spiega ora alla stampa italiana – “Far parte dell’elenco significa che il lavoro che stiamo facendo per la pace in Ucraina viene preso sul serio, altrimenti non ci avrebbero considerate persone non gradite”.
Di diritti dei popoli e minoranze etniche Anna Maria Corazza si è occupata a lungo anche prima di entrare in politica, da funzionaria dell’Onu. Non ancora trentenne, agli inizi degli anni ’90, è stata con l’Unprofor, la Forza di protezione delle Nazioni Unite, prima in Croazia – nell’enclave serba di Kraijna – e poi in Bosnia, con l’incarico di capo della missione di peacekeeping. Nel ’98 è a Sarajevo, sempre da inviata dell’Onu. È lì che incontra il futuro marito, impegnato come negoziatore per l’Unione europea negli accordi di Dayton.
Come è già successo nei Balcani, spiega oggi la Corazza, anche nel caso dell’Ucraina si sta cercando di cambiare le frontiere con la forza, “sventolando la bandiera delle minoranze da salvare”. “La Russia è importantissima – ha detto, intervistata da QN – ma non possiamo sorvolare sui diritti umani, è un tragico errore che abbiamo già commesso con Milosevic. Perché nessuno si scandalizza di ciò che accade in Ucraina? Non è pensabile che la guerra sia un dramma solo per i Paesi confinanti”. E invoca un’Europa più unita nell’affrontare i problemi, non solo quelli ai confini: “Giusto occuparsi del Mediterraneo, ma non possiamo dimenticarci di quello che accade nel cuore del continente”.

Anna Bigano

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