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Elezioni. Prima la Grecia, ora Spagna e Polonia: venti di cambiamento o tempesta perfetta?

di Nicola Maria Stacchietti26 Maggio 2015
26 Maggio 2015

ueL’Unione Europea è attraversata da una ventata di euroscetticismo inarrestabile. Dopo la vittoria di Tsipras in Grecia, che tiene l’Europa in equilibrio sul filo, si aggiungono le amministrative spagnole e le presidenziali polacche. In Spagna avanza Podemos e in Polonia si aggiudica il ballottaggio Andrzej Duda, il candidato di destra ultranazionalista. Sono venti in direzioni opposte, ma che potrebbero creare la tempesta perfetta per l’Ue.
In Spagna il Partito popolare del premier Mariano Rajoy continua ad essere il primo del Paese, ma perde milioni di voti, la maggioranza assoluta in quasi tutte le regioni e il controllo di due città chiave come Madrid e Barcellona. Aumenta l’affluenza alle urne, che rafforza il senso di affermazione della sinistra, ma cresce anche Ciudadanos, partito di ispirazione liberale. In Polonia è stato eletto il nuovo Presidente: è Andrzej Duda che non nasconde il suo euroscetticismo, la sua contrarietà all’Europa unita e all’entrata di Varsavia nell’euro, dichiarando di voler tutelare in primo luogo gli interessi della Polonia. Sostenuto dagli ambienti più conservatori dalla Chiesa polacca, ha tra l’altro dichiarato di voler punire con la reclusione le donne che si sottopongono alla fecondazione in vitro.
“Il vento della Grecia”, ha detto il premier Matteo Renzi, “della Spagna e della Polonia non soffiano nella stessa direzione, soffiano in direzione opposta, ma tutti questi venti dicono che l’Europa deve cambiare e spero che l’Italia potrà portare forte la voce per il cambiamento dell’Europa nelle prossime settimane e nei prossimi mesi”. Anche la stampa italiana fa eco al primo ministro: la Stampa parla di “boom di Podemos e crollo dei Popolari”, il Manifesto di “elezioni che cambiano il volto dell’Europa”, mentre l’Huffington Post richiama El Pais e titola “Niente sarà più come prima”.
Se è vero che queste elezioni possono essere una spinta per l’Ue a cambiare rotta è anche vero che sempre più in tutta Europa si cavalca l’onda del malcontento per raggiungere il risultato elettorale. “Ormai si può parlare di europopulismo”, ha scritto Massimo Franco sul Corriere della Sera, “i progetti di questi movimenti si rivelano in massima parte velleitari e paralizzanti”. E dilagano in tutto il vecchio continente: l’Italia è stata l’avanguardia con il M5s e la deriva populista della Lega di Salvini, la Francia è in bilico tra estremismo di destra e tenuta del sistema, in Inghilterra ha trionfato il protezionismo culturale ed economico dei nazionalisti dello Scottish National Party, e ora i risultati di Spagna e Polonia. Il timone dell’Europa rischia di essere sempre meno saldo, attraversata com’è da tutti questi venti.

Nicola Stacchietti

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