Niente più pranzo di ferragosto sull’erba, con tanto di carne alla brace, all’ombra degli alberi di Villa Ada o nel lussureggiante giardino di Villa Borghese. Il divieto di fumo e di barbecue “fai da te”, da giugno a settembre, nelle “aree a rischio” dei parchi e delle ville di Roma, è la nuova stretta imposta ai romani dal sindaco Ignazio Marino. A partire dal 15 giugno, infatti, chiunque vorrà rilassarsi in uno dei tanti parchi della Capitale gustando una sigaretta dovrà prima accertarsi di non essere in prossimità di sterpaglie o materiale combustibile che possa accrescere il rischio di incendi. È l’ultima ordinanza di Marino, che – oltre a proibire l’accensione di fuochi per bruciare sterpaglie e residui di vegetazione «per pulire terreni, pascoli, prati o per rinnovare il manto erboso» – prevede, fino al prossimo 30 settembre, il divieto di fumo in quasi tutte le aree del territorio capitolino, compresi i parchi e le ville storiche.
«Nel periodo a massimo rischio – si legge ancora nell’ordinanza del Campidoglio – è vietato far brillare mine o usare esplosivi, apparecchi elettrici per bruciare metalli, usare motori e fornelli che producano faville o braci, fumare o compiere altre operazioni che possano arrecare pericolo di incendio». Una nota della Protezione Civile del Campidoglio, diffusa ieri sera, rassicura che il divieto riguarda solo alcune aree a rischio della città più verde d’Europa. Il primo cittadino non manca, tuttavia, di concedere deroghe al divieto per «coloro che, per motivi di lavoro, siano costretti a soggiornare nei boschi», ma con le necessarie cautele. Una stretta decisa, quella adottata dal primo cittadino – anche se per il momento valida solo nel periodo estivo – contro i fumatori distratti e gli amanti del picnic selvaggio. Dal 15 giugno, infatti, gli appassionati dei pranzi “en plein air” potranno allestire bracieri solo «nelle strutture appositamente realizzate, nei giardini privati e condominiali, su aree scelte e attrezzate». «Il fuoco – continua l’ordinanza – deve essere acceso in spazi circoscritti, isolati e riparati dal vento, in modo da impedire la dispersione della brace e delle scintille, avendo preventivamente ripulito l’area da foglie ed erbacce».
Nel suo divieto, il sindaco Marino fa anche appello a tutti gli Enti ed ai proprietari di boschi e terreni, che dovranno impegnarsi, con interventi preventivi di pulizia – perimetrazioni, ripulitura della vegetazione – a scongiurare l’insorgere di incendi; ma anche ai Municipi, alla Direzione Rifiuti e alla Protezione Civile, affinché attivino le proprie risorse operative «umane e materiali a supporto della lotta agli incendi boschivi».
Il mese scorso il fumo era stato, per la Capitale, un motivo di richiamo da parte dell’Unione Europea. Si trattava però di fumi diversi da quelli emessi da eventuali incendi provocati da barbecue e sigarette. Bruxelles aveva intimato a Roma di porre fine ai roghi tossici provenienti dai campi rom, nei quali vengono smaltiti quintali di rifiuti, anche pericolosi. Perché, nonostante l’ultima ordinanza del sindaco Marino contro sigarette e fuochi nel periodi estivo, Roma, dal centro alla periferia, continua a bruciare.
Samantha De Martin