«Noi siamo ben felici di fare innovazione in tv e se Santoro ha delle idee innovative da proporci, saremo ben lieti di ascoltarle». La risposta piccata è di Urbano Cairo, rivolta alle critiche espresse da Michele Santoro in occasione della conferenza stampa di presentazione di Announo: «Se togliessimo i talk dalla programmazione di La7, La7 non esisterebbe più, sarebbe una rete finita. Tengono in piedi da soli una rete. La7 è diventata una rete dove l’innovazione ha avuto un margine assai scarso. Mi auguravo che diventasse il cavallo più veloce di tutta la televisione italiana.»
Ora Santoro è di nuovo sul mercato, pronto a rispondere a eventuali chiamate: non si porrà limiti e busserà a tutte le reti (Rai e Sky attendono in silenzio) con le sue idee in mano. Eventualmente busserà anche a quella già conosciuta di Cairo, che a questo punto deciderà se accogliere o meno il figliol prodigo.
«Servizio pubblico – ha ricordato il conduttore e giornalista – ha segnato una parte importante della storia della tv italiana. È nata senza avere un canale di distribuzione; è riuscita a fare in modo che una piattaforma distributiva della portata dello 0,3% arrivasse all’8% di ascolto. È un risultato difficilmente eguagliabile, è una perfomance straordinaria, studiata nelle università di mezza Europa». In Italia, invece, ha aggiunto con amarezza, tutto questo è passato in sordina, perché «in Italia non ha innescato l’attenzione dell’imprenditoria», ha concluso Santoro, che giovedì 18 giugno chiuderà per sempre Servizio Pubblico in diretta su La7 da una piazza di Firenze.
«Santoro ha innovato molto il mondo della tv in passato. E se ha idee innovative, saremo ben felici di innovare insieme con lui anche in futuro», ha affermato un laconico Cairo. La7, dati alla mano, era una televisione che perdeva 100 milioni di euro all’anno. «Io, come editore – ha raccontato l’editore -, mi sono prefissato di sistemare i conti di La7 senza licenziare nessuno. Quindi innovazione sì, ma bisogna pure capire il momento. Stravolgere i palinsesti non mi sembra una buona idea, c’è il rischio di perdere pubblico senza trovarne del nuovo». Risposta alla neanche troppo velata e velenosa affermazione del giornalista salernitano: «Con Cairo l’ottica è razionale. Sarebbe da mettere alla guida del Paese, farebbe la spending in maniera ottima».
Santoro non si è risparmiato e ha preso di mira anche il servizio pubblico della Rai, quello con le lettere minuscole, e il premier Matteo Renzi: «Se vuole dare la dimostrazione che il Paese cambi, provi a cambiare la Rai: è una riforma senza costi, l’unico prezzo per lui è rinunciare al controllo sulla tv di Stato. Se da un cambiamento della Rai e della governance cambia il sistema è un punto, altrimenti non si arriverà a un mercato in cui ci si sfida liberamente, come Renzi ha promesso».
Renato Paone