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Pensioni, la soluzione di Renzi: 500 euro una tantum, pronto il decreto

di Mario Di Ciommo18 Maggio 2015
18 Maggio 2015

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Un rimborso da 500 euro, non a tutti e una volta sola, almeno per ora. E’ questa la risposta del governo alla sentenza della Consulta che di fatto ha bocciato il blocco dell’indicizzazione delle pensioni scattato con il cosiddetto ‘Salva Italia’ voluto dal governo Monti e più specificatamente dall’ex ministro Elsa Fornero.
Il rebus lo risolve Matteo Renzi (nella foto) in persona annunciando le intenzioni del suo governo a ‘L’Arena’ di Massimo Giletti. “Entro il primo agosto restituiremo 500 euro alla fascia di pensionati che ricevono dai 1500 ai 3000 euro lordi al mese di pensione”. La soluzione si pone dunque esattamente nel mezzo della questione, non garantendo una continuità di rimborso e non scaglionando la platea alla quale è rivolta. “Nessun pensionato perderà un centesimo – ha aggiunto il premier – noi scriveremo una nuova norma rispetto al blocco dell’indicizzazione che restituirà in tasca a 4 milioni di italiani il 1° agosto 500 euro a testa”.
La restituzione non sarà quindi per tutti e tantomeno non sarà sistematica. Per farlo ci vorrebbero troppi soldi, circa 18 miliardi, che andrebbero ad appesantire il deficit italiano, portandolo ben oltre la soglia del 3%. “Non sarà un rimborso totale – ha precisato il premier – perché se così fosse significherebbe tagliare la scuola, il sociale e le strade, sarebbe allucinante. Ci sono però due miliardi che mi ero tenuto per la lotta alla povertà, certo, avrei preferito darli a quelli con la minima ma dobbiamo attenerci alla sentenza”. La giornata chiarificatrice in ogni caso è prevista per domani quando il consiglio dei ministri ratificherà la scelta in un decreto, che rivelerà i dettagli sui metodi.
Apprezzamenti sul passo in avanti sono arrivati dai sindacati, che però non arretrano sulla continuità della restituzione. “Il provvedimento va di sicuro nella giusta direzione ma il governo non se la può certo cavare con un bonus una tantum” fanno sapere i rappresentanti dello Spi-Cgil.
Al momento però la scelta di Renzi è quasi obbligata. Da una parte una sentenza definitiva della Consulta, dall’altra i moniti dell’Europa, molto più interessata al mancato sforamento del 3% del deficit che alle beghe previdenziali italiche. Lo spazio di manovra e minimo, così come il contributo che l’esecutivo ha deciso di stanziare. L’arte del compromesso è servita.

Mario Di Ciommo

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