Il riconoscimento dello “Stato di Palestina” in un documento scritto, l’incontro con Abu Mazen e infine la canonizzazione di due suore palestinesi. È il periodo delle prime volte per Papa Francesco, tutte orientate a sancire un avvicinamento della Santa Sede alla causa palestinese, tra le critiche d’Israele rivolte direttamente al Pontefice. “O sua Santità è persona ingenua o non ha nessuna conoscenza di quanto succede in Medio Oriente”, ha commentato il quotidiano di Tel Aviv Yediot Ahronot.
L’ultimo passo è avvenuto questa domenica durante l’Angelus. Bergoglio, nel corso della messa domenicale, ha canonizzato quattro suore: l’italiana madre Brando, una francese e le prime due sante palestinesi dell’epoca moderna.
“Suor Giovanna Emilia de Villeneuve ha consacrato la sua vita a Dio e ai poveri, ai malati, ai carcerati, agli sfruttati, diventando per essi e per tutti segno concreto dell’amore misericordioso del Signore; suor Maria Cristina Brando, dall’incontro cuore a cuore con Gesù risorto presente nell’Eucaristia, riceveva la forza per sopportare le sofferenze e donarsi come pane spezzato a tante persone lontane da Dio e affamate di amore autentico”, ha dichiarato il Pontefice, nel ricostruire la storia delle neoproclamate sante francese e italiana. Infine Bergoglio parla delle due palestinesi: “Suor Maria Baouardy, umile e illetterata, seppe dare consigli e spiegazioni teologiche con estrema chiarezza. La docilità allo Spirito l’ha resa anche strumento di incontro e di comunione con il mondo musulmano. Così pure suor Maria Alfonsina Danil Ghattas ha ben compreso che cosa significa irradiare l’amore di Dio nell’apostolato, diventando testimone di mitezza e di unità: ci offre un chiaro esempio di quanto sia importante renderci gli uni responsabili degli altri, di vivere l’uno al servizio dell’altro”.
La canonizzazione arriva a un giorno di distanza dall’incontro di Francesco con il presidente palestinese Abu Mazen. Venti minuti è durato l’incontro, al termine del quale i due si sono congedati con un abbraccio e Bergoglio ha salutato il presidente con un auspicio: “Lei sia un angelo della pace”. La questione israelo palestinese è stata al centro del colloquio fra i due. Nell’incontro, riferisce la Santa Sede, “si è parlato del processo di pace con Israele, esprimendo l’auspicio che si possano riprendere i negoziati diretti tra le parti per trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto. A tale scopo si è ribadito l’augurio che, con il sostegno della comunità internazionale, israeliani e palestinesi prendano con determinazione decisioni coraggiose a favore della pace”.
La reazione d’Israele a quest’incontro non è stata però molto positiva, come ha lasciato intendere in un commento l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Evrony: “È increscioso che Abu Mazen usi forum internazionali per attaccare Israele e si astenga dal tornare ai negoziati che sono il giusto modo di attuare una visione politica e una soluzione di pace”.
Commenta l’incontro anche il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni: “Abbiamo bisogno tutti di angeli di pace, ma devono essere angeli veri e pace vera”. La delusione degli ebrei di Roma viene ribadita anche dal presidente della comunità ebraica della Capitale: “In queste ore la nostra base vive come un tradimento le immagini che arrivano dal Vaticano. Siamo sorpresi e delusi”.
Silvia Renda