Non sono nemmeno passate 24 ore dalla condanna di Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, che le carte si rimescolano. Renato Farina, deputato del Pdl, confessa alla Camera di essere lui l’autore dell’articolo, sotto pseudonimo Dreyfus, che ha portato alla decisione dei giudici della Cassazione. A Sallusti quattordici mesi di carcere per diffamazione aggravata e omesso controllo. Il direttore del Giornale, che ieri sera aveva rassegnato le sue dimissioni, ha dichiarato l’intenzione di andare in carcere quando la pena – che è già stata sospesa – sarà esecutiva.
La confessione di Farina. «Chiedo la grazia e la revisione del processo – ha dichiarato Farina – Intervengo per un obbligo di coscienza e per ragione di giustizia. Se Sallusti conferma la sua intenzione di rendere esecutiva la sentenza accadrà un duplice abominio: sarebbe sancito con il carcere l’esercizio del diritto di opinione e Sallusti finirebbe in prigione per errore giudiziario conclamato. Quel testo a firma Dreyfus l’ho scritto io e me ne assumo la piena responsabilità morale e giuridica. Chiedo umilmente scusa al magistrato Cocilovo: le notizie su cui si basa quel mio commento sono sbagliate. Egli non aveva invitato nessuna ragazza ad abortire: l’ha autorizzata, ma non è la stessa cosa. Chiedo umilmente per Sallusti la grazia al Capo dello Stato o che si dia spazio alla revisione del processo. Se qualcuno deve pagare per quell’articolo, quel qualcuno sono io», ha dichiarato il deputato del Pdl.
Niente carcere. Con una nota firmata dal procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati, la magistratura fa sapere che la reclusione è automaticamente sospesa in quanto Sallusti non ha cumuli di pene, né recidive. «Avrà trenta giorni di tempo – fanno sapere dalla Procura – per chiedere al Tribunale di sorveglianza una misura alternativa: l’affidamento in prova ai servizi sociali o la detenzione domiciliare o la semilibertà». Il direttore, però, ha più volte dichiarato l’intenzione di voler andare in carcere e dunque non intende avvalersi di questa possibilità.
La decisione in Cassazione. I giudici di piazza Cavour hanno impiegato due ore e mezza di Camera di consiglio per arrivare alla loro conclusione. Nell’articolo incriminato è stata ravvisata la diffamazione perché si chiedeva la pena di morte per Giuseppe Cocilovo, il magistrato in servizio presso il giudice tutelare che si era occupato del caso di interruzione di gravidanza della tredicenne, lasciando a lei e alla madre la possibilità di scegliere. «È la legge a prevedere la reclusione in carcere, da uno a cinque anni, più la multa – hanno scritto in una nota i giudici della Cassazione – per chi, come avvenuto nel caso di Sallusti, commette diffamazione aggravata e omesso controllo. Senza contare che ha riportato una notizia falsa. La tredicenne rimasta incinta voleva abortire dunque, non è dal giudice che è venuto questo ordine, ma solo l’autorizzazione. L’articolo attribuito a Sallusti, invece, assegnava al dottor Cocilovo di aver imposto la scelta dell’aborto alla ragazzina».
Cocilovo: «Bastava una lettera di rettifica». «Sarebbe bastata una lettera di scuse. Non a me, per carità, quanto ai lettori, per la notizia errata pubblicata dal giornale. E invece nulla, in sei anni quella lettera non è mai arrivata. Non immaginavo neanch’io si sarebbe arrivati a questo punto. Si figuri, da giudice di sorveglianza non auguro ad alcuno di finire in galera. Ma cosa dovrebbe fare una persona quando è diffamata e un giornale non corregge i propri errori?».
Le reazioni. La decisione dei Supremi giudici ha scatenato reazioni bipartisan e solidarietà da parte della categoria. Mentre il ministro della Giustizia Paola Severino ha spiegato: «Non conosco il merito della vicenda e ho troppo rispetto delle sentenze per poter fare commenti. In merito al profilo normativo – ha aggiunto – confermo quanto detto in Parlamento sulla necessità di intervenire al più presto sulla disciplina della responsabilità per diffamazione del direttore responsabile, omogeneizzandola agli standard europei che prevedono sanzioni pecuniarie e non detentive».
Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha fatto sapere che esaminerà con attenzione la sentenza. Dalla Federazione nazionale della stampa, riunita in seduta straordinaria, dichiarano: «La sentenza che manda in carcere Sallusti è il risultato sconvolgente di una norma orrenda del nostro codice, incompatibile con le democrazie avanzate e liberali e con i canoni delle democrazie europee».
Nuova causa. Ma i guai giudiziari per Sallusti non sono finiti. È fissata per oggi l’udienza preliminare che vede nuovamente imputato il direttore del Giornale in un procedimento per diffamazione ai danni di un magistrato, il sostituto procuratore militare di Padova, Maurizio Block. Sallusti è imputato per omesso controllo per un’intervista al generale Antonio Pappalardo, il quale risponde di diffamazione, pubblicata nel settembre 2007 su Libero.
Colpo di scena nella vicenda Sallusti Renato Farina: «L’articolo l’ho scritto io»
27 Settembre 201257