Saranno saltati sulla sedia i politici che si sono riconosciuti negli episodi di stalking sessista denunciati dalle giornaliste assegnate alla copertura della politica francese. Ieri sul quotidiano Libération è stato pubblicato un “manifesto”, firmato da circa 40 lavoratrici della carta stampata, in cui si elenca una sequela di casi in cui le giovani reporter sono state vittima di attenzioni fuori luogo da parte di satiri ultrasessantenni. Si va della cronista che, in mezzo a tanti microfoni, si guadagna la risposta del politico di turno perché, secondo lui,”porta un vestito carino”, al ministro che, scherzando con la stampa, si rivolge alle donne e chiede loro “E voi? Mi sognate la notte?”.
Atteggiamenti untuosi e offensivi, che non possono restare impuniti, specie se perpetuati da una classe dirigente che dovrebbe essere un esempio virtuoso per gli altri settori della società. “Succede tutti i giorni – scrivono le autrici del manifesto – ed è la replica di quanto accade per la strada, nelle fabbriche e negli uffici. Il fatto che queste pratiche siano portate avanti da politici eletti che hanno il compito di prendere decisioni politiche ci ha spinto alla denuncia.”
Ma vale la pena di portare altri esempi della pressione sessista che ha spinto ad intitolare “giù le zampe” l’atto di accusa. Si va dal deputato in Parlamento che apostrofa le croniste come “prostitute in attesa di clienti” al politico che si informa se le intervistatrici sono tornate dalle vacanze “con un’abbronzatura integrale”; dagli inviti a cena in cambio di informazioni a senatori che si rammaricano per l’eccessivo uso del collo a dolcevita a scapito del decoltè. Un repertorio fantasioso e variegato che obbliga le firmatarie a dire “non siamo la generazione Giroud”, prendendo così le distanze da Francoise Giroud, direttrice de L’Express che assumeva solo donne di bella presenza nella convinzione che, in questo modo, i politici sarebbero stati più disponibili ad aprirsi.
Raffaele Sardella