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Expo, i padiglioni per tornare bambini

di Nicola Maria Stacchietti06 Maggio 2015
06 Maggio 2015

La politica, le imprese e anche i cittadini si augurano che l’Expo lasci in eredità tante nuove opportunità di lavoro e che apra l’Italia al mercato globale. Per ora, però, Expo è sinonimo di divertimento: un grande luna park che tenta in tutti i modi di educare bambini e bambini cresciuti attraverso il gioco.
E così la galleria del padiglione del Brasile (foto), con le sue reti sospese nel vuoto, è sempre colma di visitatori, grandi e piccini, che galleggiano sopra un’istallazione di vegetali e legumi. Attraversando il percorso (di per sé suggestivo, tra canti di uccelli e profumi di fiori) si scopre quindi come sia possibile aumentare e diversificare la produzione alimentare per poter sfamare il mondo intero, senza attaccarne le risorse. Per di più il padiglione del Brasile presenta una struttura a prova di montaggio e smontaggio, ed è possibile riciclare o perlomeno recuperare ogni suo pezzo.
Ma i più grandi tornano bambini anche attraverso la tecnologia: la Lituania presenta una serie di giochi digitali per scoprire le tradizioni del Paese, gli Usa sfidano i visitatori a produrre energia pulita ricreando un microcosmo su dei pannelli interattivi e il Cile strappa sorrisi, con il suo “Cubo” che permette di scoprire dove e come sono utilizzati i prodotti alimentari della tradizione cilena.
Expo, però, non è solo cibo sostenibile ed energie rinnovabili. L’Estonia, per esempio, è una grande palestra: non appena si entra due ragazzi estoni ti invitano (e insistono finché tu non lo faccia!) a provare un monopattino pieghevole a due piedi, mentre intorno i bambini fanno la fila per provare i “kiiking”, tipici dondoli che in realtà sono semplici altalene, ma tant’è, all’Expo vanno per la maggiore. Come gli scivoli del padiglione della Germania, sempre affollati. Qui il fenomeno del recupero del bambino che abbiamo dentro assume contorni quasi inquietanti: decine di visitatori battono più forte che possono su dei sensori per farne fuoriuscire effetti sonori e canti suggestivi. Sembrano quasi scimmie, ma si divertono e spendono più tempo a sorridere in Germania che ad annoiarsi a Palazzo Italia. Dove viene proiettato di continuo sulle pareti fatte di specchi uno scorcio sulle bellezze italiane, ma l’osservazione statica non è il filo rosso di questo Expo, dove si impara giocando.

Nicola Stacchietti

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