Un corteo lunghissimo, fatto di studenti e di insegnanti ha percorso oggi la capitale da Piazza della Repubblica a Piazza del Popolo urlando la propria indignazione per la riforma della “buona scuola”. Secondo gli organizzatori a sfilare erano in 100mila, per la questura 25mila, ma comunque in numero più alto del previsto.
“Riforma sì, ma non così” è stato uno degli slogan più ricorrenti, scritto su striscioni ed urlato da precari giovani e meno giovani, arrivati non solo dal Lazio ma anche da regioni come Sicilia e Toscana. “Noi non ci arrenziamo”; “promoviamo le assunzioni, bocciamo i dirigenti padroni”; “no alla scuola azienda” recitavano alcuni dei cartelli, spesso ricolmi di una frustrazione per un riordino che non sembra in grado si sciogliere le criticità più pressanti della scuola pubblica. “Una riforma che non va – scandisce il segretario della Cgil Susanna Camusso sul palco di Piazza del Popolo – perché privilegia i più ricchi e divide i precari.” Insieme alla Camusso, la manifestazione di oggi ha raccolto per la prima volta dopo sette anni tutti i sindacati. A fare da cemento l’impostazione renziana secondo cui il rilancio della scuola non può passare dall’accoglimento delle istanze sindacali. “Dobbiamo avere il coraggio di dire che la visione della sinistra sull’istruzione va desindacalizzata – dice Renzi nel suo libro “Fuori!” – la scuola è importante per quello che i bambini imparano, non per il numero di persone che riusciamo a cacciarvi dentro, magari senza più controllarne l’attività dopo.” Insomma una scuola pubblica di qualità non è conciliabile con la tutela dei diritti dei suoi lavoratori, tanto che la linea del governo rimane invariata: “Non lasceremo la scuola in mano a chi urla” dice Renzi, che riceve immediata conferma nelle parole del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi: “Non c’è un prendere o lasciare, mai andiamo avanti in modo da essere operativi già da settembre di quest’anno”.
In piazza anche molti esponenti di partito. In prima fila il parlamentare Pd Pippo Civati che ha lamentato l’ennesimo tradimento degli impegni elettorali da parte del Pd per una riforma “lontanissima dalla nostra cultura politica”. Il leader di Sel Nichi Vendola ha rilanciato la sua apertura per la creazione di un nuovo soggetto “con chi esce dal Pd”, sottolineato allo stesso tempo disappunto per una riforma che è “un’ingiuria, una mortificazione, una violenza”. Tra i partecipanti anche Stefano Fassina che, contestato in alcune fasi dalla folla, si è espresso con maggiore cautela: “Vedremo nelle prossime settimane se si può evitare il divorzio tra il Pd e la sinistra o se bisogna trovare altre soluzioni.”
Riforma bocciata in tronco anche dai Cobas, che ribattezzano il ddl “buona sòla” e si concentrano in alcune centinaia a palazzo Montecitorio per un sit-in (battezzato “Circondiamo il Parlamento”) durato circa un’ora. La loro protesta riprenderà il 12 maggio, con il boicottaggio delle prove Invalsi previste per la valutazione degli alunni di scuole Elementari e Superiori.