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Indonesia, otto fucilazioni per traffico di droga

di Anna Bigano29 Aprile 2015
29 Aprile 2015

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Alla fine le pressioni diplomatiche, dal premier australiano Tony Abbott al presidente francese François Hollande, non sono bastate. Sette detenuti stranieri e un indonesiano condannati per traffico di droga sono stati fucilati ieri nel carcere di massima sicurezza dell’isola di Nusakambangan, conosciuta anche con il macabro appellativo di “Alcatraz dell’Indonesia”. Fra i giustiziati ci sono due cittadini australiani, un brasiliano, tre nigeriani e un ghanese, mentre un’altra udienza in appello è stata concessa al francese Serge Atlaoui: in carcere da dieci anni, si è sempre dichiarato estraneo al traffico di stupefacenti di cui è accusato. Salva in extremis, invece, la filippina Mary Jane Fiesta Veloso, grazie a una confessione dell’ultima ora di una donna, che ha rivelato di averla sfruttata come corriere con l’inganno. Ora la Veloso dovrà essere sottoposta ad interrogatorio, ma lo spettro della condanna a morte non è ancora definitivamente allontanato, nel caso fosse comunque riconosciuta colpevole.
In favore dei condannati sono state organizzate veglie di preghiera e manifestazioni nei paesi d’origine, ma il governo di Giacarta si è mostrato inflessibile, rivendicando l’autonomia legislativa del paese. Il presidente indonesiano Joko Widodo è stato fra i più accesi sostenitori dell’introduzione della pena capitale per il reato di traffico di droga. Secondo i sondaggi era schierata con lui la maggioranza della popolazione di un paese dove – ha ricordato lo stesso Widodo in una recente intervista – 18mila giovani muoiono ogni anno di overdose. Ai giornalisti riuniti al porto di Cilacap, da cui si salpa verso il carcere di Nusakambangan, il procuratore generale indonesiano Muhammad Prasetyo ha spiegato che la pena di morte, per quanto “spiacevole”, è vitale nella lotta alla droga e contro “gli orribili crimini che minacciano la sopravvivenza della nazione”.
“Rispettiamo la sovranità dell’ Indonesia, ma deploriamo quello che è accaduto, una vicenda molto grave”, ha dichiarato il primo ministro australiano, che ha richiamato in patria per consultazioni l’ambasciatore a Giacarta.

Anna Bigano

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