Per l’Italicum è il momento della verità. Approdata questa mattina alla Camera, la nuova legge elettorale dà molto da discutere ai parlamentari, spaccati tra maggioranza e opposizione. Domani le otto questioni pregiudiziali, presentate dopo l’ultima conferenza dei capigruppo, saranno poste al voto. La prossima settimana invece si dovrebbe passare alle votazioni sugli emendamenti, o al ricorso a quattro voti di fiducia da parte del governo, uno per articolo.
Ma la strada non sarà affatto semplice. Gli intralci per il governo Renzi arrivano da ogni dove: dai militanti di Italia Unica riuniti in un flash mob fuori Montecitorio per denunciare quella “legge pessima e pericolosissima per la democrazia”; ai dissensi sui social network, come i post su Twitter del capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, che dà a Renzi del “ridicolo” per le sue dichiarazioni sull’Italicum; fino ai Cinque Stelle che minacciano azioni extraparlamentari e l’abbandono dei lavori dell’aula qualora le forzature del governo diventino estreme. Danilo Toninelli ha dichiarato proprio di recente di non voler “tirare la giacchetta al presidente Mattarella”, ma anche che si tratta di “una violazione delle regole democratiche”.
Dal canto suo Matteo Renzi intende giocarsi tutto sull’Italicum e ha fatto sapere che, qualora non passasse, le sue dimissioni sono già pronte. “È una legge decisiva – ha dichiarato il premier al Pd, tentando di convincere la minoranza che ha ancora delle riserve sull’Italicum – Non solo perché è una legge seria, in linea con le precedenti proposte del nostro partito. Ma anche perché non approvare la legge elettorale adesso significherebbe bloccare il cammino di riforme di questa legislatura”. A difenderlo, in prima linea, c’è il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi. “La legge è un buon punto di incontro – ha detto – garantisce rappresentanza ai piccoli partiti, ma con il premio di maggioranza alla lista non ci sarà più il potere di veto degli stessi”. La Boschi ha poi commentato l’inversione di marcia di Forza Italia: “La legge non può essere diventata incostituzionale solo perché abbiamo eletto Mattarella alla presidenza della Repubblica. La coerenza non è un optional”.