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Strade di cartone e viadotti che crollano. Dimissionati i vertici Anas

di Mario Di Ciommo14 Aprile 2015
14 Aprile 2015

Ciucci-Pietro

L’assemblea di metà maggio sarà l’ultima da presidente di Anas per Pietro Ciucci, il supermanager che tutto sa e tutto controlla della ‘Azienda Nazionale Autonoma delle Strade’. A deciderlo è stato il governo e in particolare Erasmo D’Angelis, sottosegretario di Stato ai Trasporti nel governo Letta e uomo molto vicino a Graziano Delrio, neoministro di Infrastrutture e Trasporti, e Matteo Renzi.

Il vento è cambiato e D’Angelis non l’ha affatto nascosto spingendo per le dimissioni di Ciucci, tirato in causa indirettamente in un’intervista concessa a ‘La Stampa’ nella quale intimava di ‘smetterla con lo scaricabarile’ invitando chi di dovere a ‘un’assunzione di responsabilità’.

Il messaggio non poteva essere più chiaro. Alla fine la testa che salta è proprio quella di Ciucci e non potrebbe essere altrimenti se si considera che l’azienda controllata al 100% dal Tesoro italiano negli ultimi tempi ne ha combinate delle belle, per dirla con ironia.

Gli ultimi giorni sono stati sicuramente i più drammatici: venerdì un pilone della Palermo-Catania ha ceduto, tagliando in due la Sicilia, lunedì invece l’asfalto della strada statale 554, in Sardegna, è franato aprendo una voragine di oltre un metro. A dicembre invece era stato il viadotto di Scorciavacche, sempre in Sicilia, a cedere di schianto. Non solo, pochi giorni fa nel mirino delle critiche era finita la galleria ‘La Franca’, sulla statale Foligno-Civitanova. Un operaio dichiarava infatti che la copertura del getto finale di cemento non era sufficiente. L’azienda, attraverso le stesse parole di Ciucci, si difendeva assicurando che da un’indagine georadar dello scorso anno su circa il 25% dell’opera non erano emersi né sottospessori né vuoti dei rivestimenti. Allo stesso tempo però specificava che un’ulteriore ispezione era in programma. Le note negative però non finiscono qui se si considerano le accuse più o meno velate di corruzione e assegnazione indebita di appalti nei confronti dell’azienda.

E se si aggiunge il ‘pedigree’ non proprio immacolato di Pietro Ciucci si può giungere alla conclusione che le dimissioni ‘imposte’ al numero uno di Anas non siano proprio campate in aria.

Ciucci è infatti tuttora indagato per abuso d’ufficio per i ritardi e le anomalie nella costruzione della statale 275 Maglie-Leuca, nonché nel mirino della Corte dei Conti del Lazio per danno erariale. Gli viene contestata infatti l’approvazione di un’integrazione concessa a una società del gruppo Astaldi che lamentava di aver sforato i costi previsti dal progetto della statale 106 Jonica. Richiesta: l’accusa pretende la restituzione da parte di Ciucci e dei tre condirettori generali del gruppo di 17,3 milioni di euro, non proprio noccioline.

Mario Di Ciommo

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