Gli elicotteri volano in cerchio sopra la nuova sede della Banca Centrale Europea a Francoforte, blindata da barricate e filo spinato. Dalla piazza si leva un denso fumo nero che sale dalle macchine della polizia tedesca, date alle fiamme dalle migliaia di giovani incappucciati di Blockupy. Ad ogni carica delle forze dell’ordine, vengono raccolti a decine i manifestanti da terra e portati via in manette. Il bilancio, a fine giornata, sarà di 350 arresti, sette automobili incendiate, otto agenti feriti.
Intanto, all’interno della nuova Eurotower, Mario Draghi sale sul palco per il discorso inaugurale di fronte ai vertici della finanza europea. Le sue sono parole di “alto profilo”, il cui primo scopo è smorzare con decisione la miccia delle polemiche con la Grecia, da cui sono scaturite le proteste. Ma prima, per Draghi, va posto un punto fermo. «L’Eurozona – spiega in prima battuta – non è un’unione politica in cui alcuni Paesi pagano sempre per gli altri. I Paesi devono essere in grado di camminare con le proprie gambe e ognuno è responsabile per le proprie politiche». Poi, il tentativo di conciliazione. La Bce in questa crisi ha svolto un ruolo centrale diventando «punto di riferimento per coloro che sono frustrati» dai problemi conseguenti alla recessione. «Questa non è una accusa giusta – continua il presidente dell’Eurotower – visto che la nostra azione è stata finalizzata proprio ad attenuare i danni subìti dall’economia». Comunque, ha concluso, «come Banca centrale di tutta l’area dell’euro, dobbiamo ascoltare molto attentamente quello che tutti i cittadini hanno da dire».
E sulle difficoltà che stanno incontrando alcuni Paesi per dare un nuovo assetto alla loro economia, Draghi precisa come non ci siano state «scelte imposte» dall’Europa ma «sono state prima di tutto una conseguenza delle loro decisioni passate». Poi, di nuovo, il tentativo conciliatorio con chi in piazza sta protestando. «Ci sono alcuni, come oggi là fuori molti dei manifestanti, che credono che il problema sia che l’Europa stia facendo troppo poco. Vogliono un’Europa più integrata, con più solidarietà finanziaria tra le nazioni», ma per Draghi la «nazionalizzazione delle nostre economie non è la risposta» ai problemi dell’integrazione. Piuttosto, è «fare progressi nelle aree incomplete, vale a dire nella convergenza economica e istituzionale».