Dovremo aspettare il 2026 prima di assistere ad un’eclissi solare importante come quella prevista tra le 9.20 e le 10.45 di oggi, venerdì 20 marzo. L’oscuramento del disco solare varierà in base alla latitudine, passando dal 50% delle regioni del sud al 70% nelle regioni alpine. Uno spettacolo della natura che ha messo in allarme chi, grazie al sole, produce milioni di kilowatt in energia fotovoltaica: gli sbalzi di tensione provocati da un sole che si accende e si spegne in poco più di un’ora, infatti, potrebbero far “saltare il salvavita” della rete elettrica nazionale.
A lanciare l’allarme i tecnici del gruppo Terna (l’azienda che gestisce la trasmissione dell’elettricità in Italia), preoccupati per la stabilità di una fornitura nazionale che dipende per il 15% dall’energia solare. È la prima volta nella storia in cui si renderebbe necessario un provvedimento del genere, in uno scenario dove l’energia pulita ha guadagnato uno spazio decisivo nel bilancio energetico nazionale. La decisione ufficiale dell’azienda è attesa per oggi, dopo che nei giorni scorsi era stata prospettata la possibilità di interrompere per 24 ore la produzione di energia eolica e fotovoltaica negli impianti dai 100 Kw in su.
Un provvedimento senza precedenti dal quale l’energia pulita uscirebbe sminuita rispetto agli idrocarburi, unica fonte in grado di garantire un approvvigionamento sicuro in qualsiasi condizione meteo. Secondo l’opinione dei più maliziosi, proprio la volontà di dare un messaggio del genere sarebbe alla base della decisione di Terna. A sostegno di questo scetticismo c’è la condotta degli altri paesi europei (in primis la Germania, dove il fotovoltaico incide molto più pesantemente sul fabbisogno energetico) che non hanno ravvisato un rischio tale da rendere necessaria l’interruzione della produzione. L’Italia è insomma l’unico Paese al mondo in cui è stato lanciato un “allarme eclissi” per un fenomeno che, secondo le valutazioni degli esperti del Fraunhofer Institute, dovrebbero essere “facilmente gestibile”.
Certo gli italiani ricordano ancora il black out che spense per ore lo Stivale nel settembre del 2003. Nella capitale, al culmine dei festeggiamenti per la notte bianca, migliaia di persone rimasero bloccate nella metro e per le strade. Un’interruzione così vasta e prolungata della fornitura elettrica è un primato tutto italiano quindi – per molti cittadini – rimane comprensibile un “eccesso di prudenza” da parte dei nostri operatori. In ogni caso, che avvenga o meno l’interruzione della produzione pulita, la vera sconfitta sarà ancora una volta per le istituzioni e per i settori strategici di un Paese capace di andare in crisi anche per una giornata senza sole.
Raffaele Sardella