“L’addestramento e la disciplina militare sono esattamente l’opposto di quello che insegniamo nel movimento scout”. Era il 1925, lo scriveva Baden Powell, che ne è stato il fondatore. Oggi l’Agesci, sezione cattolica del movimento, dà vita ad una collaborazione con la Marina militare e la decisione scatena polemiche dalla base dell’associazione: oltre 600 fra scout, ex scout e genitori, fra cui consiglieri nazionali e formatori, danno voce alla loro contrarietà tramite una lettera aperta indirizzata ai vertici dell’Agesci.
Il protocollo di collaborazione fra Agesci e Marina militare, come si legge in un comunicato, ha lo scopo di “sviluppare e condividere progetti e iniziative formative ed educative dirette alle giovani generazioni” e “promuovere l’ambiente acqua come ambiente educativo per tutti, trasmettendo un modello esistenziale basato sui principi dell’etica, della solidarietà, dell’amore per lo sport e per il mare”, attuando una “colleganza ideale” che ci sarebbe fra le due parti dell’accordo. Sottoscritto dall’ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi, capo di Stato maggiore della Marina militare, e da Matteo Spanò e Angela Maria Laforgia, presidenti del Comitato nazionale Agesci, prevede la realizzazione di attività e progetti di cooperazione, dibattiti ed eventi culturali sul tema mare, manifestazioni a carattere sportivo, imbarchi temporanei o uscite in mare e infine corsi di cultura marinaresca, meteorologia, astronomia, nautica, primo soccorso, fino a visite guidate alle unità navali e alle strutture logistiche della Marina.
Ma la base del movimento, spesso protagonista di iniziative di “obiezioni di coscienza” nei confronti dei vertici dell’associazione, ha accolto con dissenso la collaborazione con la Marina Militare: “il nostro Patto associativo”, si legge nella lettera, “sottolinea che capi e ragazzi dell’Agesci, nel legame coi loro fratelli nel mondo, vivono la dimensione della fraternità internazionale, che supera le differenze di razza, nazionalità e religione, imparando ad essere cittadini del mondo e operatori di pace”, e che con l’adesione al Patto associativo si sottoscrive l’impegno “a formare cittadini del mondo ed operatori di pace, in spirito di evangelica nonviolenza”. Secondo i firmatari della lettera i due modelli di riferimento sarebbero troppo diversi e inconciliabili: la “colleganza ideale” nel “trasmettere un modello esistenziale basato sui principi dell’etica”, non sussisterebbe affatto, e con nessuna Forza Armata.
Nicola Stacchietti