Indagini e confische, durante le emergenze gestite dalla Protezione Civile, stanno ormai diventando una consuetudine. L’ultimo sequestro è stato ordinato proprio oggi dalla Corte dei Conti e riguarda l’ex commissario straordinario per gli scavi di Pompei, Marcello Fiori, e altri 9 funzionari del Ministero dei Beni Culturali. Per tutti è stato disposto un “congelamento” di beni per oltre 5,7 milioni di euro.
I fatti risalgono ai crolli del 2008, quando il governo decretò lo stato d’emergenza e riversò, in meno di due anni, 79 milioni di euro per mettere in sicurezza gli scavi. I soldi sarebbero dovuti servire a consolidare i muri pericolanti e ad evitare altri cedimenti (che sono invece continuati puntualmente fino al mese scorso), ma si decise di spenderne una parte per allestire uno spettacolo al teatro Grande di Pompei, affittando – senza effettuare bandi di gara – attrezzature e scenografie. L’operazione finì sotto inchiesta da parte della procura di Torre Annunziata per abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture e truffa ai danni dello stato.
Con il sequestro conservativo attuato oggi, la Corte dei Conti torna sulla vicenda, evidenziando l’abnormità dell’intera gestione extra ordinem e sottolineando la sostanziale illegittimità del ricorso al potere di ordinanza, dal momento che non ricorrevano i presupposti per la dichiarazione dello stato di emergenza. A quanto pare gli spettacoli teatrali erano diventati una vera e propria urgenza per Fiori, evidentemente preoccupato di assicurare ai visitatori, attraverso l’arte scenica, un adeguato nutrimento spirituale. Oggi Fiori, allontanatosi dalla ribalta di Pompei, è tornato ad occuparsi di politica seguendo come coordinatore i Club Forza Silvio.
A Pompei invece, dove l’allerta cedimenti è ormai una condizione cronica, si fatica a spendere i 108 milioni di euro stanziati, per porre fine allo scempio, nel 2011 dall’Unione Europea . Il termine ultimo per l’utilizzo dei fondi è fissato a dicembre 2015, ma fino allo scorso luglio si era speso solo l’1% delle risorse.
Lo stato d’emergenza, con le facilitazioni e gli incarichi straordinari che ne derivano, a quanto pare – in questo Paese – è una condizione ottimale per la gestione dei beni e dei soldi pubblici. Fermare i crolli a Pompei potrebbe diventare una sciagura per un sito che produce più indotto per l’emergenza che per il turismo. Resta quindi l’incognita di scoprire con quali fantasiose assurdità si riuscirà a spendere, in extremis, gli ultimi milioni di euro piovuti dal cielo.
Raffaele Sardella