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CHIUSE LE INDAGINI SULL’OMICIDIO DI YARA GAMBIRASIO. GLI INQUIRENTI: «BOSSETTI COLPEVOLE SENZA OMBRA DI DUBBIO».

di Domenico Cappelleri04 Marzo 2015
04 Marzo 2015

bossetti

Tanti indizi schiaccianti e il dna come prova “quasi” certa. Dopo la chiusura delle indagini da parte del pm Letizia Ruggeri, Massimo Bossetti non può dormire sonni tranquilli. Secondo gli inquirenti il muratore di Mapello è «colpevole senza ombra di dubbio».

Elementi importanti. Per i carabinieri di Bergamo e i Ros di Brescia fondamentale è l’esito degli accertamenti medico-legali e tecnico-scientifici: dalle tracce di materiale organico individuate sugli slip di Yara, alle polveri legate all’edilizia trovate sul corpo della ragazzina, fino al rinvenimento su scarpe e vestiti di particelle di ferro di cui è pieno il furgone di Bossetti. A rafforzare il quadro di indizi anche i numerosi coltelli trovati a casa del presunto colpevole: l’arma utilizzata per uccidere la ragazzina è compatibile con la tipologia di armi trovata nella casa del muratore.

Il ricordo. In base ai dettagli dell’autopsia, è possibile fare una ricostruzione del momento in cui Yara Gambirasio venne aggredita dal suo assassino: lei corre nel campo a Chignolo d’Isola, viene ferita con otto coltellate, poi viene abbandonata e muore nel gelo della notte.In un colloquio con la moglie avvenuto in carcere nel quale tentava di confutare le accuse rivolte su di lui, Bossetti ha parlato «della ragazzina in un campo bagnato nel quale ha perso una scarpa», secondo gli inquirenti il commento non è una ricostruzione ma «verosimilmente frutto dell’esatto e non confessato dell’accaduto».

Prove di difesa. L’avvocato difensore di Bossetti mette in dubbio che Yara sia stata uccisa nel campo, le ferite a cui non corrispondono tagli sui vestiti fanno pensare che la ragazza sia stata spogliata, uccisa altrove, rivestita, e poi abbandonata frettolosamente a Chignolo. La perizia dell’ anatomopatologa Cristina Cattaneo non conferma però la teoria della difesa: «le indagini naturalistiche convergono nel concludere che il corpo di Yara Gambirasio è rimasto nel campo di Chignolo d’Isola dal momento della sua morte, avvenuta a poche ore dopo la sua scomparsa, fino al momento del suo rinvenimento. Si può prospettare che la Gambirasio sia morta nel posto dove fu rinvenuta il 26 febbraio 2011». Le foglie e gli steli ritrovati nelle mani della ragazzina coincidono con quelli del campo e il fatto che li stringesse è testimonianza di «un’attività vitale di afferramento del terreno che rivela un’azione, anche involontaria o da spasmo terminale».

Domenico Cappelleri

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