Esattamente dieci anni fa, il 4 marzo 2005, moriva Nicola Calipari, l’agente del Sismi che stava riportando a casa Giuliana Sgrena, la cronista del “Manifesto” rapita in Iraq dagli jihadisti. Calipari stava viaggiando con la giornalista, appena liberata, su un’auto verso l’aeroporto di Baghdad dal quale sarebbero dovuti partire per tornare in Italia. La vettura a pochi metri da un posto di blocco statunitense viene investita da una pioggia di proiettili. L’agente del Sismi, immediatamente, facendo scudo col suo corpo per proteggere la cronista e rimaneva ucciso da una pallottola alla testa.
A sparare sarebbe stato Mario Lozano, soldato Usa, addetto alla mitragliatrice al posto di blocco, appartenente alla 42esima divisione della New York Army National Guard. Ma ancora oggi nel decimo anniversario le circostanze della morte di Calipari risultano ancora poco chiare. Il soldato americano, infatti, dopo la richiesta di rinvio a giudizio venne prosciolto dalla Corte d’Assise che non può procedere per difetto di giurisdizione.
Ma oggi tutti rendono onore all’eroe di guerra antiterrorismo e per il presidente della Camera, Laura Boldrini, il ricordo della morte di Nicola Calipari è “un’occasione per riflettere sulle drammatiche conseguenze dei conflitti armati, sulla ferocia del fanatismo e sulla necessità di contrapporre armi fondamentali come la democrazia, la solidarietà e la pacifica convivenza fra i popoli”, e tra gli applausi dell’aula di Montecitorio, ha poi aggiunto: “Ricordare la figura di Nicola Calipari non è un atto formale e rituale ma vuol dire rendere omaggio a una persona che non ha esitato a sacrificare la propria vita”.
Alberto Gentile