L’Italia è uno degli ultimi paesi in Europa per la diffusione della banda larga. A certificarlo è Ookla, rilevatore di velocità di connessione, che ci piazza al 28esimo posto su 34, alle spalle anche di Grecia, Turchia e altri paesi dell’area balcanica. Una classifica che, purtroppo, parla chiaro e sottolinea il ritardo dell’Italia sull’agenda 2020 dell’Unione Europea.
Da tempo, tutto ciò, richiama l’attenzione del governo che quindi ha deciso di accelerare portando sul tavolo del Consiglio dei ministri, in programma martedì, proprio la questione della banda larga.
Ma ribaltare una classifica che, in quanto a fibra ottica, ci vede meglio solo della Romania, non sarà facile. Nei giorni scorsi, infatti, si erano accese le polemiche su una presunta bozza di un decreto che il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Raffaele Tiscar aveva già preparato. Un piano che penalizzerebbe Telecom in quanto stabilisce una data ultima per la rottamazione della rete in rame: il 31 dicembre 2030.
Maggiori rassicurazioni per la prima azienda di telecomunicazione italiana, però, erano arrivate dal sottosegretario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli: “I provvedimenti del governo si limiteranno ad applicare il Piano banda ultralarga per stimolare gli investimenti di tutti gli operatori: non sarà presentato alcun decreto su Telecom o che imponga arbitrari spegnimenti della rete in rame”.
Il decreto, quindi, è stato rinviato a martedì ma nel piano del governo questo è un tassello importante per il raggiungimento degli obiettivi prefissati: entro il 2020 almeno un italiano su due avrà fibra ottica nelle case a 100 Megabit. L’obiettivo originario era di arrivare all’85% della popolazione, ma il governo si è dovuto scontrare con una limitata volontà degli operatori a investire. Ad oggi, infatti, sono certi solo 2 miliardi di euro di investimenti dalle aziende di comunicazione, in base ai loro piani industriali 2014-2016. Nonostante Telecom abbia dichiarato nei giorni scorsi che impegnerà 3 miliardi di euro nel 2015-2017.
Al 2020, la strategia del governo prevede che gli operatori potranno stanziare in tutto tra i 4 e i 6 miliardi di euro e ha previsto anche la nascita del primo catasto italiano delle infrastrutture e la costituzione di un Fondo dei Fondi in cui far confluire tutti quelli necessari per il piano banda ultra larga. Le imprese del settore, a quel punto, saranno obbligate a presentare piani per realizzare reti in fibra ottica nelle case con contestuale spegnimento del rame.
Alberto Gentile