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Responsabilità civile dei magistrati, le Camere approvano la nuova legge

di Alessandro Testa25 Febbraio 2015
25 Febbraio 2015

toghe rosseE’ stata approvata in via definitiva dalla Camera la nuova normativa sulla responsabilità civile dei magistrati, che ora sarà inviata al Presidente della Repubblica per la promulgazione. Esulta, con il consueto tweet, il presidente del Consiglio Matteo Renzi: «Dopo anni di rinvii e polemiche è un passaggio storico – ha scritto sul social network – la giustizia sarà più giusta e i cittadini più tutelati». Il testo è stato approvato con 265 sì, 63 astenuti e 51 no. Hanno votato a favore i gruppi di maggioranza (Pd, Area popolare, Scelta civica); contrario il Movimento Cinque Stelle; astenuti Forza Italia, Lega, Sel, Fratelli d’Italia e gli ex grillini di ‘Alternativa libera’.

Il referendum e l’Europa. La fretta del governo – che ha dato parere negativo a tutti gli emendamenti – è stata motivata anche con una procedura di infrazione aperta dall’Unione europea per mancato rispetto del diritto comunitario, che rischiava di costare all’Italia una multa di 37 milioni. Ciononostante, non sono mancate le dure critiche del presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli: «E’ un pessimo segnale – ha detto – la politica approva una legge contro i magistrati proprio nel momento in cui la corruzione è dilagante e si avverte un gran bisogno di legalità: si rischia l’inversione di ruolo tra giudicante e giudicato». Una posizione condivisa dal deputato grillino Alfonso Bonafede, che ha parlato di «intimidazione ai magistrati». Tenta una mediazione il ministro della Giustizia Andrea Orlando, secondo cui non si verificherà la valanga di ricorsi paventata da alcuni, ma che in ogni caso promette un «laico monitoraggio» della prima applicazione della riforma, al termine del quale non esclude eventuali interventi correttivi.

Le nuove norme. Il testo approvato dalle Camere estende notevolmente la possibilità di farsi rifondere i danni per chi si ritiene danneggiato da gravi errori giudiziari, anche se sarà sempre il Governo a risarcire direttamente i cittadini. Diventa però obbligatoria (oggi è facoltativa) la successiva azione di rivalsa sul magistrato responsabile, a cui potrà essere trattenuto fino al 50% del proprio stipendio in caso di colpa e addirittura fino al 100% in caso di dolo. Altri punti chiave della riforma sono l’abolizione del filtro preventivo di ammissibilità del ricorso da parte del tribunale distrettuale e la possibilità di chiedere un risarcimento anche «per negligenza grave e per travisamento del fatto o delle prove».

Il referendum del 1987 e la legge Vassalli. La normativa attuale risale al 1988 e prende il nome dall’ex presidente della Corte Costituzionale Giuliano Vassalli, allora ministro della Giustizia e autore in quel periodo anche del nuovo codice di procedura penale. Fu varata dopo il referendum abrogativo del 1987 – promosso da socialisti, radicali e liberali – che fu approvato dall’80% degli italiani, ma le sue numerose clausole restrittive l’hanno resa praticamente inefficace: in quasi trent’anni, infatti, sono stati solo sette i magistrati condannati a pagare un risarcimento.

Alessandro Testa

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