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Terrorismo, Alfano riunisce il Viminale. Renzi sull’intervento militare in Libia: “Non è il momento”

di Stelio Fergola17 Febbraio 2015
17 Febbraio 2015

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Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha convocato un vertice al Viminale sull’esecuzione delle norme antiterrorismo. E ha discusso il pacchetto di iniziative per sorvegliare i principali siti a rischio: dai controlli strettissimi sul web e sui siti inneggianti al terrorismo, al reato di collaborazionismo, all’impiego di quasi 5mila militari a presidio dei principali siti considerati a rischio (500 nella sola capitale). “L’Italia non è a rischio zero” ribadisce Alfano, che ha annullato il viaggio previsto per oggi a Napoli, dove doveva prendere parte a un comitato per l’ordine e la sicurezza.

Negli ultimi giorni la questione sta assumendo sempre più i toni dell’emergenza: dopo i nuovi eventi in Libia, tra i quali le invasioni dello Stato Islamico e i 21 cristiani copti decapitati, l’allarme sta raggiungendo nuovi picchi nel nostro Paese, minacciato in modo diretto dagli stessi terroristi, che nell’ultimo video diffuso hanno dichiarato: “Siamo a Sud di Roma. Se Allah vorrà, la conquisteremo”. La paura è degenerata anche dopo l’allarme bomba lanciato ieri all’aeroporto di Bergamo, quando la telefonata di un uomo all’ufficio cambio annunciava l’esplosione di un ordigno. Quindi i controlli a tappeto dalle 7:30 fino alle 11, quando la situazione si è normalizzata.

Reazioni opposte quelle alle parole del ministro Alfano. “Valuto positive le norme che sono state emanate dal Governo e che sono in via di varo definitivo dopo il vaglio del Capo dello Stato, contenenti una strategia di contrasto al terrorismo internazionale” dice il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini.
Molto duro invece il leader della Lega Matteo Salvini: “Il governo Renzi è pericoloso e parla a vanvera – che aggiunge – Alfano si contraddice da solo: prima definisce in commentabili le mie dichiarazioni, poi in un’intervista ammette che c’è la possibilità che tra i clandestini si nascondano terroristi”.

Nel frattempo sul fronte libico continuano i raid egiziani contro le postazioni dell’Isis: il presidente Abdel Fattah al-Sisi si appella al Consiglio di Sicurezza dell’ONU affinché emani una risoluzione per un intervento internazionale. “Non c’è altra scelta” secondo Sisi, che ha ribadito la necessità di insistere militarmente fino a una scomparsa delle cellule terrorstiche dal territorio libico. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, a colloquio telefonico proprio con al-Sisi, ha escluso un coinvolgimento italiano in ambito militare: “Non è ancora il momento, almeno fino a una presa di posizione dell’ONU”. La Casa Bianca, intanto, continua a ritenere preferibile una risoluzione pacifica alla crisi.

Stelio Fergola

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