Digitalizzare il mondo che ruota intorno al patrimonio culturale italiano è diventata una necessità sempre più forte, che non può più aspettare. È per soddisfarla che oggi un vasto numero di organizzazioni culturali, università ed enti di ricerca si sono incontrati all’Istituto Luigi Sturzo di Roma per dare ufficialmente vita alla Scuola italiana “a rete” in Digital Cultural Heritage, Arts and Humanities.
Una risposta concreta nei confronti di chi ritiene che il digitale schiacci la cultura. «Il digitale è una risorsa incredibile» ha dichiarato l’On. Luigi Berlinguer durante l’incontro, per poi aggiungere: «Uno si può anche nascondere dietro l’angolo, ma la società digitale fa passi da gigante».
Dunque è necessario che vengano formati dei professionisti in grado di sviluppare una cultura del digitale nella conservazione e valorizzazione del patrimonio italiano, nelle arti e nelle scienze umane. Non si può più scindere la cultura dalla tecnologia, l’arte dalla scienza, perché sono realtà che si muovono in contemporanea. La Scuola “a Rete”, caratterizzata da un’ampia distribuzione di poli formativi sul territorio nazionale e internazionale, nasce proprio per stimolare l’interdisciplinarietà nelle nuove generazioni e per condividere funzioni, compiti e competenze digitali per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale.
«D’altronde il digitale» ha ricordato il Dott. Carmine Marinucci, membro dello steeringcommitteedella IR DARIAH «ha anche un importante valore economico per i beni culturali». Marinucci ha sottolineato che se vogliamo aiutare la crescita della cultura in Europa bisogna investire sugli elementi innovativi.
Tutto sta cambiando: il modo di leggere, ascoltare musica, la fruizione degli insegnamenti scolastici e del turismo. «Il digitale è il nuovo abecedario dell’Europa, deve diventarlo anche in Italia»: ha chiarito Alberto Melloni, Consigliere del Ministro dell’Istruzione.
A confermarlo è stata l’On. Silvia Costa, presidente della Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento Europeo: «Se non ci si rinnova, si rischia di perdere la dimensione valoriale della nostra cultura». Ha portato l’esempio del cinema, che vive un momento di crisi e potrebbe perdere la sua identità di aggregatore sociale. La chiave per riacquistare il suo ruolo nella comunità passa proprio per il digitale, che offre tante nuove opportunità per le sale cinematografiche.
Ovviamente sarà necessario insegnare l’uso consapevole e responsabile della rete, ma è chiaro che l’Italia non può permettersi di non scommettere sulla tecnologia e l’innovazione. Al momento già si sono compiuti importanti passi avanti: negli ultimi anni è stata sviluppata una rete di oltre 8.500 km di fibra che permette a 516 sedi (che comprendono università, enti di ricerca, ecc) di connettersi ad altissima banda. Resta da compiere lo step successivo: mettere insieme la commissione cultura del Parlamento italiano e quella del Parlamento europeo e applicare questa tecnologia a offerte culturali innovative. Le proposte non mancano: dai database digitali per i musei al wi-fi gratuito nelle grandi aree archeologiche. Non resta che aspettare di vederle messe in pratica.
Corinna Spirito