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Prostituzione all’Eur, il Municipio rilancia: giovedì Consiglio straordinario

di Alessandro Testa16 Febbraio 2015
16 Febbraio 2015

prostituzione gambeLettera aperta ai cittadini dal presidente del IX Municipio di Roma, il democratico Andrea Santoro, che non accetta il coro di stroncature seguito alla sua proposta di una “zona controllata a luci rosse” all’Eur e invita ad una discussione pubblica giovedì prossimo alle 15 con un Consiglio municipale dedicato. «Questa proposta è entrata nelle vostre vite con una semplificazione forse eccessiva – scrive il ‘minisindaco’ – Non ho mai detto di voler creare quartieri a luci rosse».

La proposta del IX Municipio. La precisazione si è resa necessaria dopo che nei giorni scorsi si erano detti fermamente contrari il prefetto Giuseppe Pecoraro – che si è spinto fino ad ipotizzare il reato di favoreggiamento della prostituzione – il presidente nazionale del Partito democratico (e commissario romano dopo lo scandalo ‘Mafia capitale’) Matteo Orfini, e gli organi della stampa cattolica Osservatore Romano e Avvenire. In realtà la proposta di Santoro non prevede di creare “parchi a tema” dedicati al sesso a pagamento, ma semplicemente di tollerare la prostituzione in alcune zone meno pregiate, salvaguardando le aree «dove ci sono abitazioni, scuole, parchi gioco»: in queste aree i clienti delle prostitute rischierebbero multe fino a 500 euro da parte delle forze dell’ordine e della Polizia locale. Contemporaneamente verrebbero mobilitati «gli operatori delle unità di strada a sostegno delle donne vittime di tratta» e verrebbero «attivate nelle scuole giornate di educazione sentimentale, affettiva e al rispetto del corpo della donna».

L’opposizione. Meno convinta appare l’opposizione: «Il Consiglio straordinario di giovedì lo abbiamo chiesto noi – racconta a Lumsanews Paolo Pollak, del Pdl – Il presidente Santoro ha certamente il merito di aver riaperto il dibattito su un problema annoso, ma la sua proposta ci sembra di difficile applicazione: come sarebbero assegnati gli spazi nell’area riservata? Cosa accadrebbe se ci fossero più prostitute dei posti disponibili?»

La questione è ovviamente nazionale: «La nostra richiesta – prosegue l’ex ‘minisindaco’ dell’Eur – è quella di seguire l’esempio di molti Comuni e riprendere l’ordinanza antiprostituzione già fatta dalla nostra maggioranza durante la scorsa consiliatura [A firma dell’allora presidente Pasquale Calzetta, ndr]. Un’ordinanza di viabilità, per chiudere le strade di notte ai non residenti, perché finché non sarà cambiata la normativa nazionale sindaci e municipi non possono fare di più».

«In merito a questo – ha concluso Pollak – insieme all’ex vicesindaco Sveva Belviso lo scorso anno abbiamo partecipato alla raccolta delle firme per un referendum abrogativo della ‘legge Merlin’, ma ho paura che quando finiranno di contarle non risulteranno sufficienti. Questo perché abbiamo sbagliato a caratterizzarla come un’iniziativa di partito anziché come un tema di tutti: ciò ha scoraggiato molti cittadini che erano interessati ma poi non hanno voluto firmare».

Le proposte di riforma. In realtà il referendum sulla legge Merlin è stato proposto dalla Lega: a decidere se saremo chiamati a votarlo in primavera sarà nelle prossime settimane la Corte Costituzionale (che il mese scorso ha già bocciato il quesito sulla riforma delle pensioni firmata dall’ex ministro Fornero e sta esaminando anche altre tre proposte del Carroccio). In ogni caso in Parlamento giacciono attualmente ben dodici proposte di legge di iniziativa parlamentare: la proposta di Santoro ha avuto come effetto collaterale quello di portare le commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato a metterne in calendario una, quella della senatrice democratica Michela Spilabotte. Il suo iter sembra comunque difficile, in mancanza di un esplicito sostegno da parte del Governo o di big della politica nazionale.

La ‘legge Merlin’. La prostituzione in Italia è oggi regolata dalla legge 75 del 1958 (conosciuta con il nome di una senatrice socialista dell’epoca), che vieta le case di tolleranza in nome della dignità della donne. La normativa punisce con il carcere da 2 a 6 anni chiunque gestisca luoghi chiusi dedicati alla prostituzione. Stessa pena per chi sfrutta la prostituzione altrui, mentre non sono puniti uomini e donne che la esercitano, salvo che ciò non avvenga in luoghi pubblici. Per la legge italiana, la prostituzione è dunque lecita solo come “fatto privato”, che come tale sfugge a qualunque regolamentazione, sia sanitaria che fiscale. Per questo motivo più volte in passato sono state avanzate proposte legislative volte a legalizzare e a tassare la prostituzione – il fui fatturato viene stimato in 25 miliardi, che finiscono quasi tutti in mano alle mafie locali e internazionali – come avviene in molti paesi dell’Europa centrosettentrionale.

Alessandro Testa

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