Raggiunto l’accordo per il cessate il fuoco nelle terre orientali dell’Ucraina a partire dalla mezzanotte a cavallo tra il 14 e il 15 febbraio, cui seguirà il ritiro delle armi pesanti. A comunicarlo è il presidente russo Vladimir Putin al termine del vertice di Minsk, durato oltre quindici ore, che ha visto confrontarsi Angela Merkel, Francois Hollande, il primo ministro ucraino Petro Poroshenko e Putin. I quattro leader riuniti nella capitale bielorussa hanno firmato un documento con 12 punti riguardante l’insieme di misure per l’attuazione degli accordi, in parte già contemplati dal vertice del settembre scorso tenutosi sempre a Minsk.
La cancelliera tedesca alla fine della maratona negoziale ha dichiarato che è stato proprio Putin a «convincere» i separatisti filorussi alla tregua. «Non abbiamo alcuna illusione – prosegue la Merkel -. Comprendiamo che deve essere fatto un sacco di lavoro. Ma c’è una reale possibilità di migliorare la situazione».
Più delicata, la condizione dei negoziati tra Kiev e i filorussi, giunta «a un punto morto» secondo Putin, che chiede però «di fermare il bagno di sangue». Il presidente russo ha ribadito che per «una soluzione politica» del conflitto nelle regioni orientali si impongono alcune condizioni, di cui «la prima è una riforma costituzionale in Ucraina in cui dovrebbero essere sanciti i diritti delle persone che vivono nel territori del Donbass».
Una versione meno idilliaca dell’incontro la dà il leader ucraino: «Ci hanno proposto diverse condizioni inaccettabili», svela Poroshenko, ma «noi non abbiamo accettato nessun ultimatum e abbiamo rimarcato la nostra posizione ferma: il cessate il fuoco deve avvenire senza condizioni preliminari». Gli accordi siglati non prevedono alcuna autonomia per le aree sotto il controllo dei ribelli separatisti nell’est dell’Ucraina, ma si è comunque raggiunto un accordo per «il ritiro di tutte le truppe straniere (anche mercenarie) dal territorio ucraino», dichiara Poroshenko e, di comune intesa con Putin, si è presa la decisione di incaricare esperti militari per valutare la situazione e soprattutto la posizione delle parti sul fronte orientale.
I leader europei, insieme a Poroshenko, parteciperanno nel pomeriggio al Consiglio europeo a Bruxelles, dove riferiranno ai colleghi dei Ventotto sull’esito del vertice con la Russia. Certo, non tutto è risolto, ma come ha dichiarato Hollande alla stampa, si vede finalmente un segnale di distensione, una «speranza importante».