Un corista e rappresentante sindacale della Rsa Cgil del Teatro dell’Opera, Pasquale Faillaci, è stato licenziato due giorni fa dal sovrintendente Carlo Fuortes con l’accusa di truffa alla Fondazione, e il fatto ha scatenato ulteriori polemiche in un momento già delicato per le sorti del Costanzi.
Secondo le accuse, il sindacalista, che nei giorni scorsi è stato il protagonista degli scioperi e delle proteste dei musicisti contro i licenziamenti collettivi, durante le rappresentazioni di questa estate alle Terme di Caracalla avrebbe timbrato più volte il cartellino al posto della moglie “assenteista” Annamaria De Martino, sorella dell’ex sovrintendente Catello, licenziato lo scorso febbraio.
L’accusa è scattata al termine di un’inchiesta interna al teatro, condotta durante la rappresentazione de Il Barbiere di Siviglia di venerdì 1 agosto. Alle 23.25 di quel giorno, secondo due testimonianze “univoche e concordanti” rilasciate agli ispettori del teatro, Faillaci “è stato visto timbrare un cartellino che poi riponeva nella tasca”. Il mattino seguente i due testimoni hanno confermato il loro sospetto chiedendo se la De Martino fosse rientrata dalla malattia: la donna risultava effettivamente assente dal giorno prima.
Faillaci: “Chiara ritorsione antisindacale”. “E’ tutto falso, è una ritorsione per la mia attività sindacale. Impugnerò il licenziamento”, ha dichiarato Faillaci, furibondo. “La timbratura non aveva ragione di esistere – si è difeso – mia moglie quella sera non era stata nemmeno convocata”. L’ultima parola spetta ora ai giudici.
Via coro e orchestra. Giorni di mobilitazioni, di appelli (l’ultimo lanciato pochi giorni fa dalla mezzosoprano italiana Cecilia Bartoli) e di lettere di solidarietà (come quella firmata dai Berliner Philarmoniker). Tutto pur di fermare il licenziamento collettivo dei 182 artisti dell’orchestra e del coro, deciso il 2 ottobre scorso dal cda del teatro, eppure tutto inutile: i licenziamenti si faranno entro fine anno. La conferma è arrivata ieri dal direttore del personale Stefano Bottari, durante l’incontro fissato con le sette sigle sindacali. In contemporanea all’incontro, una ventina di lavoratori e lavoratrici dell’Opera si sono riuniti per un sit-in spontaneo davanti al teatro, indossando delle magliette bianche con al centro una nota musicale nera in segno di lutto. Poco prima dell’inizio del Rigoletto, i musicisti hanno distribuito al pubblico dei volantini di protesta con la scritta “No ai licenziamenti”.
Rigoletto, buona la prima. La conferma del licenziamento collettivo non ha impedito alla prima del Rigoletto di andare regolarmente in scena, come spettacolo conclusivo della stagione 2013-2014. Seppure delusi e amareggiati, i 182 orchestrali e coristi hanno eseguito l’opera verdiana, per la regia di Leo Muscato, alla presenza del sovrintendente Carlo Fuortes. “Desidero ringraziare personalmente i professori dell’orchestra e del coro per la totale disponibilità dimostrata in questo momento difficile per amore del pubblico”, ha dichiarato all’inizio del secondo atto il direttore d’orchestra Renato Palumbo, in uno scrosciare di applausi.
Oggi è prevista una nuova riunione del consiglio di amministrazione del teatro. “Speriamo che il cda faccia marcia indietro e fermi i licenziamenti”, ha dichiarato Simona Marchini, membro del consiglio dell’Opera, facendo intendere la volontà di lasciare nel caso in cui la trattativa non venga riaperta.
Alessandra Aurilia