Dopo la festa blindata in Campidoglio, che ha permesso la trascrizione delle 16 nozze omosessuali celebrate all’estero, il braccio di ferro tra Ignazio Marino e il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, sulla validità della trascrizione non sembra avviarsi a soluzione. Pecoraro, dopo le sollecitazioni verbali manifestate al primo cittadino già prima della celebrazione effettiva, ha inviato una richiesta formale di cancellazione, richiedendo che avvenga in tempi molto brevi. Insomma, se il sindaco non accetterà l’invito formale della prefettura, seguirà l’attivazione dell’iter di annullamento da parte della stessa.
Marino però aveva promesso battaglia, e battaglia è stata. Né le forti proteste dell’opposizione e nemmeno le parole del Prefetto hanno impedito la cerimonia e ora il sindaco ipotizza di ricorrere alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo per stabilirne la validità. Il primo cittadino ha infatti affermato:“Abbiamo fatto la cosa giusta, con quest’atto abbiamo seguito un’indicazione di 12 anni fa dell’Ue; quella di evitare ogni forma di discriminazione di una coppia rispetto al sesso”.
Dal governo Angelino Alfano, ministro dell’Interno, ha tenuto a precisare il suo disappunto affermando che “Marino ha firmato le trascrizioni per nozze gay e per l’attuale legge italiana, ciò non è possibile”. Il Vicariato di Roma ha definito l’atto “una scelta ideologica, che certifica un affronto istituzionale senza precedenti basato su una mistificazione sostenuta a livello mediatico e politico”. Anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha usato parole durissime per condannare la decisione di Marino. “Ha compiuto un atto illegale, si delegittima nella sua funzione di primo cittadino. Il sindaco non può, nel cuore del Campidoglio, violare la legge”, ha dichiarato.
Intanto l’opinione pubblica si divide, c’è chi vede nell’iniziativa l’ultima delle cattive trovate del primo cittadino, usata solo per coprire i veri problemi della capitale, e chi invece la considera una grande prova di modernità e civiltà.
Cecilia Greco