C’era tanta attesa intorno all’ultimo film si David Fincher e il cineasta americano non ha deluso le aspettative. Presentato alla nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, “Gone Girl” è un vero e proprio gioiello. Dopo diversi anni di film traballanti o non del tutto convincenti (“Zodiac”, “The Social Network”), David Fincher è tornato a quell’ironia macabra, nera e totalmente coinvolgente dei due capolavori “Seven”(1995) e “Fight Club” (1999).
Ben Affleck e Rosamund Pike sembrano una perfetta coppia americana, ma quando lei scompare, nel giorno del loro quinto anniversario, tutti i sospetti ricadono sul marito, rincarati dal massiccio intervento dei media che lo ritraggono come un mostro.In 145 minuti, Fincher porta sullo schermo il best seller di Gillian Flynn “L’amore bugiardo”, dipingendo una società falsa e superficiale in cui si è più concentrati ad apparire che ad essere. Il regista si chiede cosa nascondano i matrimoni da sogno dell’America benestante e ci scherza su, ironizzando ed esagerando, con quello humor nero e quel cinismo pungente che lo resero famoso nel 1995.
Ben Affleck e Rosamund Pike sono perfettamente in parte e fanno loro il copione scritto dallo stesso Gillian Flynn. Fincher torna ad essere un regista prepotentemente presente, che svela con calma e consapevolezza, ogni tassello della storia, sorprendendo lo spettatore con un colpo di scena dopo l’altro. La ciliegina sulla torta sono la colonna sonora sapiente firmata da Trent Reznor e il montaggio che alterna le scene precedenti alla scomparsa della donna e quelle successive. “Gone Girl” è un film tecnicamente perfetto, che coinvolge completamente il pubblico e abbandona il ritmo incalzante soltanto per prendersi il tempo di deridere una società guidata dai talk show e i presentatori televisivi, sempre alla ricerca dello scoop e del mostro su cui scaricare la colpa degli orrori del nostro presente.
Corinna Spirito