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Caso Ruby: ecco perché Berlusconi fu assolto. E il giudice che non è d’accordo, si dimette

di Renato Paone17 Ottobre 2014
17 Ottobre 2014

ruby

«Non ci sono prove che Silvio Berlusconi fosse al corrente della minore età di Karima El Mahroug», in arte Ruby Rubacuori: questo è quanto scritto nelle 330 pagine delle motivazioni della sentenza d’appello dei giudici con cui venne assolto, nel luglio scorso, Berlusconi . Secondo la sentenza dei giudici, Ruby era sì effettivamente minorenne, si prostituiva e si prostituì anche ad Arcore ma non è provato, invece, che Silvio Berlusconi conoscesse la vera età della ragazza, ai tempi non ancora maggiorenne, così come non è provato che l’allora presidente del consiglio, «preoccupato» per il rischio di «rivelazioni compromettenti» sui festini a luci rosse, abbia minacciato o intimidito i funzionari di polizia che si occuparono del caso.E comunque, i fatti di cui è stato accusato risalgono a prima delle legge Severino, legge che oggi lo avrebbe ritenuto responsabile anche nella sua «inconsapevolezza».

Questo, quindi, è ciò che ha portato i giudici della seconda Corte d’appello di Milano, presieduti da Enrico Tranfa (che ieri, evidentemente in disaccordo, con la sentenza, si è dimesso a 15 giorni dal pensionamento), a cancellare la condanna a sette anni di carcere inflitta in primo grado, lo scorso 18 luglio, e ad assolvere con formula piena il leader di Forza Italia, accusato di concussione per costrizione e prostituzione minorile. Dopo aver firmato, Tranfa si è poi dimesso in segno di protesta. Un gesto che non ha precedenti nella storia giudiziaria italiana. Una scelta che mette chiaramente in luce il suo dissenso nei confronti della decisione maturata all’interno del suo collegio. Così, dopo ben 39 anni in toga, ha scelto di andare in pensione con 15 mesi di anticipo sul previsto. Un gesto di protesta cui non è stata accompagnata alcuna spiegazione formale al Csm e agli uffici giudiziari. E a nulla è valso il tentativo di rintracciarlo per capire cosa fosse accaduto e le sue ragioni: «Le mie dimissioni sono lì, non ho altro da aggiungere», le uniche parole del giudice.

Infine, i giudici hanno legato l’assoluzione di Berlusconi alla posizione di Emilio Fede, ex direttore del Tg4, il quale invece era a conoscenza della minore età di Ruby, tenendo però all’oscuro l’allora presidente del Consiglio.

Renato Paone

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