HomeCronaca Concordia, De Falco in Senato: “Io vessato dopo quella telefonata con Schettino”

Concordia, De Falco in Senato: “Io vessato dopo quella telefonata con Schettino”

di Stelio Fergola09 Ottobre 2014
09 Ottobre 2014

bsL’ex comandante della capitaneria di porto di Livorno, Gregorio De Falco, noto per aver intimato il Comandante Francesco Schettino di tornare sulla Costa Concordia il 13 gennaio 2012, è stato ascoltato ieri dalla commissione trasporti del Senato a seguito del trasferimento di due settimane fa nei suoi riguardi “in altri uffici”. “Questo trasferimento è il punto d’arrivo di un percorso che assume la connotazione di vessazione. Non è un avvicendamento, ma una sostituzione con destituzione”. De Falco aggiunge: “Ho pagato il linguaggio duro usato contro il capitano Schettino quando gli ho intimato di tornare a bordo”.
Si parla, per chi ha la memoria corta, di quel “Torni a bordo, c….!” urlato all’ex-comandante della Costa Concordia ricordandogli l’obbligo di risalire sulla nave durante il naufragio.
De Falco prosegue durante l’interrogazione e approfondisce l’accaduto: “Quando dissi la famosa frase un mio superiore allargò le braccia e fece una faccia contrariata. Tre giorni dopo mi convocò e mi disse ‘Se io fossi stato in Schettino l’avrei mandata a quel paese’. Dopodiché il 17 mattina con un collega andammo a Grosseto per le indagini. Notai una certa distanza da parte del mio superiore. Da allora ho subito comportamenti vessatori”.
Secondo l’ex capitano, insomma, una frase avrebbe scatenato un vero mobbing nei suoi riguardi, culminato con questa decisione di trasferimento. Ma cosa sono gli “altri uffici” ai quali è stato destinato? Incarichi “privi di responsabilità” sostiene De Falco.
E il futuro? “Valuterò tutte le possibilità, ma essere pagato per non fare nulla non mi va”, dice.
Non si è fatta attendere la replica dell’ammiraglio Felice Angrisano, comandante generale delle Capitanerie di porto, che definisce il trasferimento “un avvicendamento ordinario e fisiologico”. “Mi addolora – ha proseguito l’ammiraglio – che il comandante De Falco sia ricorso alla stampa e che mai abbia offerto le sue doglianze ai suoi superiori, pur consapevole dei doveri a cui il suo status di militare lo impegna”.
Secondo Angrisano, inoltre, “il Corpo non può essere prigioniero dei singoli” sottolineando anche come De Falco fosse stato trattato con estremo riguardo ben da prima del naufragio della Concordia: “dal 2000 ogni sua volontà è stata esaudita ininterrottamente”.

Stelio Fergola

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