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Ostaggi italiani nelle mani dell’Isis, esecuzioni e riscatti rafforzano i jihadisti

di Emanuele Bianchi08 Ottobre 2014
08 Ottobre 2014

greta e vanessa

C’è grande apprensione per la sorte delle due cooperanti italiane Vanessa Marzullo e Greta Ramelli rapite in Siria il 31 luglio scorso ad Alabsmo, vicino ad Aleppo. Le recenti esecuzioni condotte dai militanti dell’Isis fanno crescere l’incertezza di riavere indietro le due ragazza sane e salve. Il riserbo delle autorità è teso a non intralciare le operazioni di intelligence e gli sforzi dei degli 007 italiani, in collaborazione con servizi di sicurezza di altri paesi, che lavorano alla liberazione delle due volontarie rapite. Gli ultimi aggiornamenti rilasciati dalle agenzie di stampa internazionali risalgono al mese scorso. Una fonte non ufficiale accreditatasi come un generale dell’Esercito libero siriano avrebbe dichiarato che le due giovani volontarie sarebbero vive e in buone condizioni psicofisiche. Le due avrebbero più volte cambiato prigione essendo state vendute a gruppi armati diversi di ribelli siriani. Non sarebbero comunque ancora finite nelle mani dell’Isis.

Le recenti indiscrezioni dalla Siria descrivono un quadro complesso e in continua evoluzione. Le due ragazze si troverebbero attualmente nella zona di Raqqa in mano ai jihadisti e in pieno Stato islamico. Le due sarebbero prigioniere di un gruppo di criminali comuni siriani che avrebbe già comunicato la richiesta del riscatto necessario per liberare le cooperanti.

Il gruppo di sequestratori avrebbe fatto sapere che se le condizioni poste non saranno soddisfatte al più presto le due rapite saranno consegnate ai combattenti dello Stato islamico. Un vero e proprio ricatto che costringerebbe il governo italiano al pagamento di un’ingente somma di denaro proprio come già avvenuto negli anni passati per altri prigionieri. Soldi che finirebbero direttamente per finanziare gli armamenti dell’Isis o le attività terroristiche di Al-Qaida.

La zona a nord dell’Iraq e la parte orientale della Siria continuano a essere sotto il controllo dei miliziani islamici e si confermano le aree più a rischio per i civili occidentali.

Non si ha ancora nessuna notizia sulla sparizione di padre Paolo Dall’Oglio, avvenuta in Siria il 29 luglio del 2013 e dopo le cinque decapitazioni di ostaggi occidentali, poi diffuse in rete dai militanti dell’Isis negli ultimi mesi, sale la tensione per la sorte degli ostaggi ancora nelle mani dei ribelli. Tanto più che in questi giorni si avvicina per i musulmani la “ricorrenza del sacrificio” durante la quale si potrebbe registrare un aumento delle esecuzioni da parte degli estremisti.

Intanto giunge ancora una notizia di un rapimento di massa avvenuto pochi giorni fa a Knayeh, un villaggio vicino al confine con la Turchia. Le agenzie di stampa internazionali parlano circa venti cristiani tra cui un parroco, delle suore e numerosi giovani spariti nel nulla. I paesi mediorientali e del nord-Africa investiti dalle primavere arabe sono già o diventeranno zone di guerra.

Di questo passo la polveriera islamica potrebbe deflagrare investendo i cinque continenti e portando la popolazione mondiale sull’orlo di un terzo conflitto globale.

Emanuele Bianchi

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