All’appello del governo a partecipare alla consultazione popolare sulla riforma del sistema scolastico, Confindustria risponde a modo suo. E lo fa inviando le sue “100 proposte per la crescita”, che criticano e integrano il piano La buona scuola lanciato a settembre dal premier Matteo Renzi e dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Il documento di Confindustria è stato invece presentato ieri, durante un convegno all’università Luiss di Roma, da Ivan Lo Bello, vice presidente per l’Education dell’associazione degli industriali italiani. Che, coerentemente con la scelta del termine “education” (ma non era più facile chiamarla “istruzione”?), richiedono nei programmi curricolari molto più inglese e più informatica.
Per gli esperti di viale dell’Astronomia il problema non è la scarsità di ore di sport, musica e arte (e pazienza se l’Italia è il Paese più ricco al mondo di beni culturali), ma il collegamento debole fra il mondo della scuola e quello del lavoro. Fra le proposte fondamentali, dunque, c’è quella di insegnare in inglese più materie e di introdurre a tutti i livelli – ma soprattutto negli istituti tecnici – l’alternanza scuola-lavoro, con la riduzione del numero di anni scolastici da 13 a 12. Molti dei suggerimenti di Confindustria si articolano poi intorno al nodo della valutazione e del merito di allievi e docenti: via libera, allora, alla possibilità per i presidi di assumere per chiamata diretta, all’abolizione delle graduatorie per anzianità, a retribuzioni basate sulle funzioni svolte dagli insegnanti e sui risultati raggiunti, alla creazione di rigorosi sistemi nazionali di valutazione, al rafforzamento dell’Invalsi. Ancora, gli industriali si auspicano l’arrivo di fondi per creare laboratori attrezzati e migliorare l’edilizia scolastica.
Alcuni punti di contatto con la riforma del governo, dunque, ci sono, e il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha manifestato il suo plauso: «Mi pare evidente che il governo attribuisca, finalmente, grande rilevanza a un cambiamento radicale dell’istituzione educativa italiana. Questo è un bene e siamo i primi a salutare con favore che questa necessità sia stata avvertita ai massimi livelli istituzionali». Positiva anche Stefania Giannini, presente all’incontro, che ha sottolineato la sintonia dell’esecutivo con l’associazione degli industriali sulla priorità da dare ai temi del merito, della valutazione e delle competenze e ha dichiarato di apprezzare il loro contributo: «La “Buona scuola” – ha commentato il ministro – sta alimentando un grande dibattito e questo significa che l’Italia ha voglia di rimettere al centro dell’azione la scuola».
Anna Bigano